The Pale Blue Eye – I delitti di West Point recensione film Netflix di Scott Cooper con Christian Bale e Harry Melling
Come l’uomo gagliardo gode della propria prestanza fisica e si diletta di quelle imprese che impegnano i suoi muscoli, allo stesso modo l’analista si compiace di quella attività mentale che risolve.
(I delitti della Rue Morgue, Edgar Allan Poe, 1841)
Un luogo cupo e ostile, un’epoca a tratti avvolta dal mistero come l’Ottocento, delitti efferati ed irrisolti. Sono ingredienti che nella letteratura inglese e americana di genere sono fondamentali e il cinema, in questi casi, ne prende spunto a piene mani.
Il giallo/horror statunitense ha in questo senso dei veri e propri “padri spirituali” prima in Edgar Allan Poe e, nella generazione successiva, anche se con caratteri leggermente diversi, Howard Phillips Lovecraft. Autori che, nei media contemporanei, hanno stimolato e generato tutta una serie di opere più o meno riuscite, con il denominatore comune di trasmettere un profondo senso di inquietudine.
Non fa eccezione a questo The Pale Blue Eye – I delitti di West Point, film del regista statunitense Scott Cooper, distribuito e disponibile in Italia su Netflix.
The Pale Blue Eye: su Netflix delitti e misteri in un’America oscura
Ci troviamo nel 1830, in un’America gelida e ancora acerba, da poco più di cinquant’anni unita sotto la stessa Nazione.
Alcuni delitti particolarmente violenti ed efferati sconvolgono l’Accademia militare degli Stati Uniti a West Point, un avamposto situato nella contea di Orange, nello stato di New York.
A indagare sono il veterano in pensione August Landor, uomo freddo dal passato burrascoso e oscuro e un imberbe cadetto esuberante ed irruente, che non è altro che una versione giovanile dello scrittore Edgar Allan Poe.
Si tratta solo dell’inizio di un’intricata indagine, caratterizzata da bugie, depistaggi e continue smentite, a metà tra l’orrido del soprannaturale e dell’occulto e la triste e spesso desolante realtà.
Ma questa indagine non sarà solo l’occasione per smascherare un colpevole: sarà anche – se non soprattutto – un doloroso viaggio introspettivo nell’anima dei protagonisti, volto a scardinare certezze e auto-confortanti illusioni.
Seppur con qualche inciampo all’inizio, il film decolla nella seconda parte e ci restituisce un’opera di buona fattura, impreziosita da alcuni inaspettati colpi di scena.
A dare manforte e a sorreggere la sceneggiatura – tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore contemporaneo americano Louis Bayard – troviamo le suggestive ambientazioni. La neve, il freddo e il gelo accompagnano incessantemente lo svolgersi della vicenda all’esterno, mentre all’interno gli ambienti sono sempre scuri, lugubri e decadenti.
La fotografia, ben confezionata, ci restituisce abbastanza fedelmente il senso di angoscia, di inquietudine e di profondo smarrimento in cui si muovono tutti gli interpreti.
Gioco di coppia
Altro aspetto interessante affrontato dalla pellicola è quello del rapporto simbiotico/conflittuale che si sviluppa tra il maestro e il discepolo, tra il detective e il suo apprendista.
The Pale Blue Eye è anche debitore, oltre alla letteratura di Poe, anche di un altro famoso narratore: Arthur Conan Doyle. Infatti è interessante come la dinamica di rapporti tra Augustus Landor/Edgar Allan Poe ricordi in qualche modo il dualismo John H. Watson/Sherlock Holmes.
Anche in questo caso siamo di fronte a un curioso gioco concettuale degli opposti: il razionale che si fonde con il surreale, l’analisi e il dato di fatto che si fondono con l’intuizione e la creatività. Due archetipi caratteriali, con le dovute differenze, che costituiscono il connubio ideale per risolvere delitti.
Non si vive di solo Christian Bale
Chiudiamo con il versante cast, che è senz’altro notevole.
Ancora una volta c’è la presenza di Christian Bale, che è al suo terzo film con il regista Scott Cooper e quindi uno dei suoi attori “feticcio”, dopo Hostiles (2017) e Out of Furnace (2013).
Senza mettere in dubbio le grandissime qualità da attore di Bale, probabilmente uno dei migliori in circolazione, forse questa volta ha reso un po’ meno nel suo ruolo rispetto agli altri due film di Cooper in cui dove ha rasentato praticamente la perfezione.
Ma non è solo colpa sua: una grande prova attoriale è stata infatti fornita da Harry Melling, che si è calato perfettamente nei panni del giovane Edgar Allan Poe.
Melling, che è noto ai più per il ruolo di Dudley Dursley nell’intera saga di Harry Potter, nel corso degli ultimi anni si è ritagliato sempre più spazio in pellicole come Le strade del male (Antonio Campos, 2020), La ballata di Buster Scruggs (Joel ed Ethan Coen, 2018) e Macbeth (Joel Coen, 2022); ma anche nella famosa serie TV Netflix La regina degli scacchi accanto ad Anya Taylor-Joy.
Qui, nel fare apparentemente da spalla a Christian Bale riesce a fornire un’interpretazione volutamente eccentrica, ma mai esagerata, emergendo in maniera limpida come fulcro della pellicola.
Nel cast di stelle della pellicola sono da citare, seppur con ruoli minori, Robert Duvall, Charlotte Gainsbourg e Gillian Anderson.