The Patient recensione serie TV creata da Joel Fields e Joseph Weisberg con Steve Carell, Domhnall Gleeson, Linda Emond, Andrew Leeds, Laura Niemi e David Alan Grier
I nomi di Weisberg e Fields probabilmente non dicono granché, ma sono il duo creativo dietro a The Americans. Ora uniscono nuovamente le forze per The Patient, un thriller psicologico su un serial killer che, bisognoso di aiuto, decide di rapire il suo terapista.
La trama è semplice nel suo approccio ma non nelle sue ripercussioni. Un ragazzo inizia un ciclo di sessioni con uno psicologo stimato per tentare di risolvere i conflitti relativi alla genitorialità. Sam (Domhnall Gleeson), il paziente, è un tipo strano, cupo, poco incline a parlare di sé e con lo sguardo perso.
Alan (Steve Carell) è il perfetto prototipo del terapeuta: barbuto, calmo, coscienzioso e “paziente”; parola che assumerà un diverso significato quando Sam lo rapisce e lo incatena nella cantina di casa sua per averlo tutto il tempo a disposizione.
Una volta posizionati i pezzi sulla scacchiera, la serie entra a far parte della categoria dei thriller mentali e claustrofobici, basata principalmente sulle profonde interazioni tra i protagonisti.
La tensione e la disperazione sono costantemente palpabili. La sceneggiatura è quasi chirurgica nella presentazione della storia e dei personaggi, lasciando comunque margine di manovra agli attori per lavorare su dialoghi in cui ogni parola pesa.
Nonostante un leggero appesantimento verso la seconda metà della storia i dieci episodi scorrono velocemente. The Patient propone un viaggio attraverso i traumi e i diversi significati del male per cercare un possibile cambiamento in Sam.
Il lavoro di Domhnall Gleeson è assolutamente ammirevole. Con straziante intensità l’attore britannico porta sulle spalle una grande sfida: portare in scena un assassino ricoperto da diversi strati sotto i quali si nasconde comunque un essere umano. Carell dimostra per l’ennesima volta di essere molto più di un grande comico e questa è una delle migliori interpretazioni drammatiche della sua carriera. È difficile non applaudire al talento di entrambi nell’incessante e sottile lotta tra il dominio e la sottomissione.
I serial killer hanno una fascinazione ipnotica. Possiedono un qualcosa di magnetico che costringe lo spettatore a tenere gli occhi fissi sullo schermo, malgrado ciò che intravediamo risulti davvero inspiegabile. Negli ultimi anni sono stati innumerevoli le storie che non si sono solo concentrate sui criminali ma anche sulle analisi della polizia, di investigatori o professionisti che molte volte finiscono per essere a loro volta vittime, quasi “danni collaterali”.
The Patient non è la serie dell’anno, questo è certo. Tuttavia, lo scontro tra gli attori sostiene una narrazione incalzante grazie al ritmo dettato da dialoghi intensi e sviluppi logici. Una serie pragmatica e intensa all’interno di una atmosfera di soffocante angoscia.
L’intera nozione di terapia è portata all’estremo proprio perché ci addentriamo in una psiche complessa e sconnessa con la quale è difficile entrare in empatia. Vengono discusse le cicatrici lasciate dai rapporti tra genitori e figli offrendo un ritratto ravvicinato del mostro e l’ipotesi che uno psicopatico possa cambiare con il giusto aiuto.
La mente di un assassino rimane uno degli argomenti più terrificanti e intriganti al tempo stesso
Una storia opprimente e intensamente psicologica, molto più di una normale storia di serial killer. Una lunga sessione terapeutica dove gli scontri ed i colpi di scena non sono mai fuori luogo.
Cosa accadrebbe se un assassino cercasse di comprendere le origini psichiche ed emotive del suo impulso ad uccidere? Questa ricerca ci rende nuovamente umani e si contrappone all’istinto predatorio?