The Quiet Son recensione film di Delphine e Muriel Coulin con Vincent Lindon, Benjamin Voisin, Stefan Crepon, Arnaud Rebotini, Edouard Sulpice, Sophie Guillemin e Maëlle Poésy
Le sorelle e registe Delphin e Muriel Coulin, ispirate dal romanzo Ce qu’il faut de nuit di Laurent Petitmangin, portano sugli schermi dell’81° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia The Quiet Son, un dramma che riflette non solo una crisi familiare, ma anche una spaccatura più ampia nella società. Un film intenso, che esplora il delicato equilibrio tra famiglia naturale ed elettiva su cui pesano i macigni della libertà e della passione. Ambientato nella Francia contemporanea, racconta la storia di Pierre (Vincent Lindon), un padre che cresce da solo i suoi due figli, Louis (Stefan Crepon) e Fus (Benjamin Voisin il migliore dei tre), in un clima di affetto avvolgente e tensione. Uno ideale con un progetto di vita ben definito, l’altro sedotto dal caos e schiacciato dalle proprie paure al punto da infrangere la parabol del figliol prodigo.
E lentamente si insinua nel film una domanda esistenziale: è possibile continuare ad amare un figlio quando le sue idee diventano l’opposto delle nostre? Come ci si confronta con un cambiamento così radicale senza perdere il legame familiare? Per non giocare su un rapporto dicotomico, è essenziale la presenza di un triangolo relazionale che invita a non essere superificiali. Non basta fare le cose per bene affinchè tutto vada bene, non basta impartire la stessa educazione a figli diversi per escluderli automaticamente dalle grinfie del male.
The Quiet Son alimenta questo serbatoio di domande con una strategia della tensione che monta lentamente esplorando le intersezioni tra il privato e il collettivo, enfatizzata visivamente attraverso l’alternanza di scene intime e momenti di gruppo, come la squadra di calcio e le arti marziali miste, che riflettono il desiderio di Fus di appartenere a qualcosa di più grande di lui. Il tema della radicalizzazione politica viene esplorato senza giudizio diretto, ma con una profonda riflessione sul senso di smarrimento e disillusione che può portare a scelte estreme.
Un altro punto di forza dell’opera è la sua fotografia, che alterna il chiaroscuro degli interni della casa alla luce dura degli esterni, creando un’atmosfera che rispecchia l’oscurità interiore dei personaggi. La musica, un mix di rock ed elettronica, aggiunge un ulteriore livello di contemporaneità alla narrazione, rendendo il film non solo un dramma familiare, ma anche un ritratto dall’interna di una Francia spesso raccontata solo dai media tradizionali.
Renderebbe più giustizia il titolo Jouer avec le feu, e a conti fatti The Quiet Son è un film solido ma non innovativo che guarda ai fermenti della provincia francese cercando di trovare la distanza giusta per sparare i razzi di segnalazione in un’oscurità civile che non permette più di chiedere aiuto, nemmeno a chi ha il compito di essere presente non appena venuti al mondo.