The Story of My Wife

The Story of My Wife recensione film di Ildikó Enyedi con Léa Seydoux [Cannes 74]

The Story of My Wife recensione film di Ildikó Enyedi con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini, Jasmine Trinca, Luna Wedler e Josef Hader

Vecchia Europa, vecchio film

Dopo l’Orso d’Oro vinto a Berlino c’erano grandi aspettative per il nuovo film della regista ungherese Ildikó Enyedi, al suo esordio in lingua inglese in una grande produzione in costume cofinanziata, tra gli altri, anche da Rai Cinema. Invece The Story of My Wife è una cocente delusione, un costume drama ambientato nell’Europa degli anni ’20 (dalla Francia ad Amburgo) che con le sue quasi tre ore ripetitive e senza mordente finirà per annoiare anche quanti amano questo genere di pellicole.

È la premessa stessa del film a rendere poco chiaro quale fosse l’intento della regista di Corpo e anima, quale aspetto volesse esplorare della trama o che contenuti comunicare al pubblico. The Story of My Wife ruota attorno a una femme fatale misteriosa e dagli atteggiamenti talvolta sadici, che sembra voler tormentare il marito capitano di navi cargo, costretto dal lavoro a stare lontano da lei per mesi.

Gijs Naber e Léa Seydoux
Gijs Naber e Léa Seydoux
Léa Seydoux, Gijs Naber e Louis Garrel
Léa Seydoux, Gijs Naber e Louis Garrel

Promesse da marinaio

È la dinamica inconsueta del loro matrimonio a generare lo squilibrio su cui è basato il film: lui fa una proposta di matrimonio a lei pochi minuti dopo averla incontrata, convinto che in qualche modo lo salverà dai lati negativi di una vita solitaria da lupo di mare. Lei accetta la proposta, facendogli capire che si aspetta di mantenere i suoi spazi, le sue amicizie maschili, i suoi segreti. Lui si dice consapevole di non poter pretendere fedeltà da quella che di fatto è una sconosciuta, ma poi passa l’intero film a cercare ossessivamente prova dell’infedeltà di lei, provocando l’infelicità di entrambi. Un presupposto un po’ scarno per costruirci sopra un tira e molla filmico che sembra davvero non avere null’altro da dire.

Léa Seydoux interpreta Lizzy, scelta di cast molto azzeccata: in questo momento la femme fatale per antonomasia del cinema europeo è lei. L’attrice francese interpreta il ruolo di Lizzy con perfetta attitudine e una punta di algido sadismo. Nel cast ci sono anche gli italiani Sergio Rubini e Jasmine Trinca, impegnati in ruolo abbastanza marginali.

Léa Seydoux e Gijs Naber
Léa Seydoux e Gijs Naber
The Story of My Wife recensione film di Ildikó Enyedi con Léa Seydoux
Léa Seydoux e Gijs Naber

Un approccio cinematografico polveroso

Le colpe del film però non vanno ascritte agli attori, quanto a un approccio cinematografico polveroso, che sembra guardare a un orizzonte di valori e a una platea di spettatori scomparsi da molto tempo. Corpo e anima era un film sentimentale delicato ma capace di toccare il pubblico, al contrario The Story of My Wife risulta artificioso e distante, anche nelle sue scene più appassionate.

In un’edizione del Festival di Cannes contraddistinta dalla voglia di osare e da un’attitudine disinibita e discinta per quanto riguarda la sfera sentimentale da parte dei cineasti dentro e fuori il concorso, The Story of My Wife di Ildikó Enyedi sembra semplicemente fuori posto.

Sintesi

Ildikó Enyedi non sembra molto ispirata nel suo esordio in lingua inglese, sontuoso nella sua messa in scena scenografica e costumistica, ma che risulta fortemente datato a livello di contenuti. Fosse stato più asciutto, The Story of My Wife sarebbe risultato forse meno pesante: presentato con questo minutaggio invece risulta gravoso e ripetitivo. Se le premesse sono poco credibili ma potenzialmente stuzzicanti, del resto del film non si salva nulla, compreso il finale piacione. Léa Seydoux qui è un po' sprecata.

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