The Walking Dead: World Beyond recensione serie TV Episodi 1-2 dello spin-off prodotto da Robert Kirkman con Alexa Mansour, Aliyah Royale e Annet Mahendru
Dopo più di dieci anni e due serie all’attivo, l’universo televisivo di The Walking Dead si espande ulteriormente con The Walking Dead: World Beyond, spin-off sempre firmato da AMC (distribuito in Italia da Amazon Prime Video) e prodotto da Robert Kirkman che ci catapulta direttamente dieci anni dopo l’apocalisse zombie che tutti conosciamo.
La serie, che conterà all’attivo due stagioni, inizia a Omaha, in Nebraska, dove una comunità molto estesa sembra essere riuscita a trovare il modo di vivere in armonia con il mondo devastato che la circonda. Quest’ultima collabora con una misteriosa organizzazione, la Repubblica Civica, quella che sembra essere una comunità molto ben equipaggiata pronta a tutto pur di difendere i propri segreti.
The Walking Dead: World Beyond appare sin dagli esordi una produzione diretta principalmente ad un pubblico giovane. Questo non solo per via dei protagonisti, quattro adolescenti che si imbarcano in un’avventura potenzialmente mortale che li spinge fuori dalle sicure mura della comunità, ma anche per la limitata presenza dei vaganti (qui chiamati “vuoti”), cosa che si accosta alle ultime stagioni della serie madre, dove gli zombie iniziano ad avere un ruolo ridimensionato a favore dei conflitti tra uomini.
Meno vaganti significa meno gore. La serie, infatti, sembra alleggerita anche da quel punto di vista, con qualche scena forte, ma mai ai livelli dell’originale (almeno per quanto abbiamo visto finora).
Le prime due puntate della nuova serie AMC non esaltano. Si iniziano a vedere i germogli di qualcosa, tuttavia nulla di particolarmente promettente. Oltre ad un budget molto contenuto (evidenziato dalla scarsa qualità dei pochi vaganti), anche a livello visivo le soluzioni scelte lasciano a desiderare.
Come molto spesso accade con produzioni create per un pubblico teen, visivamente sembra tutto slavato, messo in piedi con pigrizia o con scarsa inventiva. Questo perché si cerca di narrare storie che necessitano di un’ottima messa in scena, molto onerosa in termini creativi e produttivi, elementi che fin troppo frequentemente mancano in casi come questo.
Avendo alle spalle un macigno abbastanza inquadrato nel suo immaginario come The Walking Dead, risulta difficile pensare che World Beyond manchi di personalità. Eppure, i primi episodi non catturano e lasciano con un lieve sentore di indifferenza.
Ovviamente con il prosieguo della narrazione la serie potrebbe iniziare ad ingranare nei prossimi episodi e dimostrarsi un’ottima variazione sul tema di The Walking Dead, ma, per il momento, si iniziano solo a vedere i primi germogli di un prodotto che, imbottito com’è di temi sociali cari alla nostra epoca degli hashtag, utilizza come pretesto un franchise affermato per continuare a tirare fuori carbone da una miniera d’oro.