The White Lotus recensione serie TV di Mike White con Murray Bartlett, Alexandra Daddario, Connie Britton, Jennifer Coolidge, Jake Lacy, Sydney Sweeney, Steve Zahn, Fred Echinger e Brittany O’Grady
Difficile da definire entro schemi prestabiliti il nuovo prodotto HBO The White Lotus. Fin dalla sigla capiamo subito che quella che stiamo per vedere non sarà la solita serie tv e dopo pochi minuti dall’inizio della prima puntata ne avremo la certezza. In sei episodi Mike White ha creato un’opera del tutto fuori dal comune che tiene attaccati allo schermo. Un cast eccezionale ci accompagna per tutta la stagione. Murray Bartlett, Connie Britton, Jennifer Coolidge, Alexandra Daddario, Jake Lacy, Sydney Sweeney e Steve Zahn risultano essere perfetti nei ruoli che interpretano.
La prima puntata funziona da perfetto pilot, tutti i personaggi vengono ben presentati e l’ambientazione definita. Dopo aver conosciuto i personaggi che risulteranno essere degli stereotipi di un gruppo di persone “bianche e ricche”, antipatiche, ipocrite e a tratti ripugnanti, anziché esserne subito stanchi, ne vorremo sapere di più. Qui incontriamo la bravura di Mike White nello scrivere una brillante sceneggiatura.
Il White Lotus è il nome di un resort di lusso alle Hawaii dove questo gruppo di affascinanti personaggi passerà le vacanze. Sulla barca che li porta all’hotel due ragazze si divertono a indovinare la storia degli altri ospiti dando, come accennavamo prima, una descrizione stereotipata di ognuno, che si rivelerà quasi del tutto errata. Ricchi e nevrotici è il modo più semplice per descriverli ma se si va in profondità troveremo molto di più.
Trascorreremo questi sei episodi in compagnia di una coppia di neosposi, Shane (Jake Lacy) e Rachel (Alexandra Daddario) che si stanno conoscendo solo ora. La famiglia Mossbacher, composta da una madre e moglie ossessionata dal lavoro e dal controllo, un padre e marito in crisi personale, due figli e un’amica della figlia adolescenti, annoiati in cerca di divertimento. Per concludere quello che sembra voglia descrivere l’arco temporale di una vita, partendo da un giovane matrimonio, passando per una famiglia ci ritroviamo con una donna di sessant’anni sola. Tanya (Jennifer Coolidge) ha perso da poco la madre e ora è alla ricerca di uno scopo di vita. Il gruppo è accolto da Armond (Murray Bartlett) direttore dell’hotel che cercherà di fare andare tutto per il meglio.
Uno dei punti di forza di The White Lotus è sicuramente l’ambientazione che, nel rimanere fissa e centrale all’interno dello sviluppo della storia, permette alla narrazione di dividersi nei vari mondi privati degli ospiti dell’hotel. La trama non sembra avere tratti in comune tra le varie linee narrative, ognuna ha una propria autonomia che ogni tanto si scontra con le altre. L’unico elemento che tiene tutti uniti è il White Lotus e Armond che in qualche modo fa da collante tra i personaggi.
Un’enigmatica colonna sonora ci accompagnerà in modo quasi ossessivo per tutta la durata degli episodi, risultando a tratti fastidiosa ma funzionale per rimanere legati all’ambientazione e alle emozioni dei personaggi. I tamburi nella melodia, infatti, sembrerebbero rispecchiare i battiti cardiaci degli ospiti.
L’ipocrisia appare alla base del carattere di tutti i personaggi che, facendo parte della categoria dei “bianchi e ricchi”, quindi privilegiati, affrontano temi quali diritti civili, razzismo, emergenze sociali e discriminazioni sessuali solo per moda, con atteggiamento di distacco e superiorità.
L’atmosfera che permea la serie di Mike White appare grottesca e assurda, ricca di situazioni tragicomiche che non vengono mai affrontate nel modo migliore dai suoi protagonisti, capovolgendosi per essi in un disastro: quella che doveva essere una vacanza di lusso rilassante si rivelerà un tornado di stress e dramma.
Un merito particolare deve riconoscersi alla solida struttura della serie: pur senza cliffhanger clamorosi, The White Lotus tiene incollati allo schermo grazie ad un’identità forte data dall’impronta di Mike White e ad uno sviluppo che non lascia scampo allo spettatore, attirato e trascinato nella sua grottesca e tragicomica spirale narrativa.