The Worst Person in the World recensione film di Joachim Trier con Renate Reinsve, Anders Danielsen Lie, Herbert Nordrum e Maria Grazia de Meo
Joaquim Trier sorprende con una commedia romantica
Chi se lo aspettava che il film più divertente e spensierato della competizione lo tirasse fuori un regista nordico e incline alla cupezza esistenziale come Joaquim Trier? Il suo Verdens verste menneske – The Worst Person in the World è uno dei film più sorprendenti (e riusciti) finora visti in competizione al 74esimo Festival di Cannes, una pellicola che si muove pienamente nel territorio della commedia romantica in cui è davvero difficile scorgere la mano e l’attitudine del regista di drammi quali Thelma, Oslo, August 31st e Louder Than Bombs.
Scritto in coppia con il collega Eskil Vogt (che presenta in Croisette il sinistro The Innocents), The Worst Person in the World è una sceneggiatura ben sintetizzata da una battuta che uno degli amanti della protagonista Julie fa in merito a un suo racconto: “è molto intellettuale, ma anche un po’ arrapante.”
Trier racconta con leggerezza l’immaturità relazionale di oggi
Più vicino ai toni di Greta Gerwig che a quelli del cinema autoriale o scandinavo, The Worst Person in the World racconta con ironia acuta e graffiante l’eterna incapacità della 30enne protagonista di guardare dentro se stessa e fare chiarezza su cosa voglia dalla vita, dal lavoro, dall’amore. Più che una ragazza che non riesce a vedere con chiarezza il futuro, Julie non riesce nemmeno a mettere a fuoco il suo atteggiamento immaturo e preda dell’istinto del momento, che la porta a cambiare continuamente direzione nella propria vita.
Vuole figli o no? Che percorso di studi affronterà? Le va bene una vita tranquilla da commessa di una libreria o vuole essere più ambiziosa? Sarà fedele al suo uomo del momento o non disdegnerà qualche scappatella? L’ago della bussola morale di Julie oscilla verso ogni punto cardinale, mentre Trier porta il pubblico a riflettere su come, dietro la nostra corazza di apparente razionalità, tendiamo a prendere decisioni impulsive e talvolta infantili, rimanendo sordi a quanti tentano di spingerci a fare chiarezza (pace) con noi stessi.
La nuova Dakota Johnson è norvegese
Suona intimidatorio e feroce, in parte lo è, ma il pregio di The Worst Person in the World è la sua capacità di non perdere mai una certa levità nel seguire la mancata maturazione di Julie, come a dire che nella vita – specie in quella contemporanea – una certa dose di narcisismo e immaturità sono se non condonabili, comprensibili, prevedibili. Julie è forse la persona peggiore del mondo, ma lungo la sua vita riesce sempre a non rimanere nell’angolo, ad essere in continuo divenire pur non affrontando mai una vera evoluzione. La commedia è ancorata alla realtà, tranne per un pugno di evocative sequenze in cui il film mette in scena visivamente la fuga dalla realtà o le sfrenate fantasie di Julie (bellissima la sequenza di Julie che immagina di correre dalla sua fiamma mentre tutto intorno a lei rimane “in pausa”) lasciandoci sognare con lei.
Occhio anche alla protagonista Renate Reinsve, una sorta di Dakota Johnson norvegese che esibisce la capacità non scontata di farci tifare per un personaggio che, a mente fredda, è la summa di quanto di peggio una persona possa trovare sulla sua strada.