They Talk recensione film di Giorgio Bruno con Jonathan Tufvesson, Margaux Billard, Sydney Rae White, Aciel Martinez Poll e Rocío Muñoz Morales
Nel cinema horror italiano contemporaneo i film, tendenzialmente, possono essere divisi in due categorie: da un lato titoli legati al territorio che mostrano con grande evidenza la loro “italianità” (pensiamo al recente A Classic Horror Story, oppure al film anch’esso targato Netflix Il legame) e dall’altra parte pellicole che scelgono un taglio internazionale (The Nest, The end? L’inferno fuori). They Talk sceglie la seconda via non solo nelle ambientazioni ma anche nel cast, costituito da attori da ogni parte del mondo (Jonathan Tufvesson, Margaux Billard, Sydney Rae White, Aciel Martinez Poll, Aaron Stielstra, Rocío Muñoz Morales e Hal Yamanouchi).
Durante le riprese di un film il tecnico del suono Alex (Jonathan Tufvesson) registra inquietanti e sinistri rumori che diventeranno presto un’ossessione capace di risvegliare in lui ricordi sopiti.
Fin dal titolo, dalla trama e dai primi minuti si nota l’interesse e l’amore per il genere horror da parte di Giorgio Bruno che con questo ambizioso film omaggia alcuni grandi maestri come John Carpenter o Dario Argento. Dopo le prime incoraggianti sequenze, però, They Talk evidenzia alcune problematiche nella gestione del ritmo a causa di una prima parte eccessivamente statica e verbosa e di un epilogo che avrebbe necessitato di approfondire alcuni elementi del suo sviluppo narrativo.
Se la fotografia algida e opprimente curata da Rocco Marra risulta funzionale nella creazione della tensione, lo stesso non si può dire di una sceneggiatura che unisce diversi temi senza, purtroppo, lasciare un segno incisivo. La sensazione è che il regista Giorgio Bruno proponga diversi spunti interessanti – tratti dal testo di Vinicio Canton e Stefano Ceccarelli – come le riflessioni sull’importanza del suono cinematografico, la discesa nella follia, i traumi del passato, senza tuttavia trovare la formula giusta per amalgamarli in modo efficace.
La struttura della pellicola ricorda altri thriller horror europei degli ultimi anni e quest’adesione ad un’estetica ormai consolidata diventa un limite per una storia potenzialmente interessante e che poteva essere più coraggiosa. Tali incertezze rendono They Talk un film a tratti prevedibile ed incostante nonostante le buone idee ed un cast che si dimostra in parte, soprattutto Rocío Muñoz Morales.