Se le parole ‘Avventura grafica punta & clicca’ ti dicono qualcosa, sicuramente conosci titoli come The Secret of Monkey Island e Maniac Mansion e probabilmente già conoscerai Thimbleweed Park.
Se non ti dicono niente, sappi che si tratta di un tipo di videogame nel quale, nei panni di uno o più personaggi, per procedere nel gioco, devi risolvere enigmi del tipo ‘usa scoiattolo con distributore di bibite’, la cui difficoltà può variare dal molto prevedibile all’estremamente frustrante. I due titoli menzionati sopra sono tra i gioielli del genere, e sono in gran parte frutto dell’ingegno di un tizio che si chiama Ron Gilbert, che lavorava per la LucasFilm (poi diventata LucasArts), parte dell’impero di George Lucas prima che tutte le sue forze venissero ri-convogliate sull’universo di quell’altro Impero, quello che colpisce ancora.
Le avventure del signor Gilbert (e in linea di massima tutte quelle pubblicate dalla LucasFilm/Arts) si distinguevano per la loro giocabilità, caratterizzata da storie complesse, enigmi generalmente non impossibili, grande humour ed il principio che il giocatore dovesse divertirsi e tentare qualsiasi mossa prevista dal gioco, senza temere che il suo personaggio potesse morire ad ogni passo falso.
C’è stato un periodo d’oro per le avventure grafiche, conclusosi a mio avviso con Grim Fandango, pubblicato da LucasArts nel 1998. Da allora fino ad oggi, gli appassionati del genere si sono adattati a giocare qualcosa di simile (le avventure di Telltale Games, che includono sequel dei giochi Lucas), o ri-giocare i vecchi titoli in ‘special edition’ rese disponibili sulle nuove piattaforme.
Fino a qualche mese fa.
Dopo una campagna Kickstarter e due anni e mezzo di lavoro, lo scorso marzo Ron Gilbert e Gary Winnick, un altro ex-impiegato LucasFilm, hanno pubblicato Thimbleweed Park. Si tratta da un lato di un’avventura nuova in tutto e per tutto, dall’altro di una vera e propria ‘operazione nostalgia’, che riprende lo stile grafico e la giocabilità di quel Maniac Mansion dal quale tutto era cominciato.
La storia vede gli agenti FBI Ray e Reyes arrivare sulla scena di un delitto nella cittadina di Thimbleweed Park, che una volta prosperava grazie alla rivoluzionaria fabbrica di cuscini Pillowtronics ma che ora si è svuotata e ridotta a soli 80 bizzarri abitanti, tra i quali un clown costretto da una maledizione a non potersi mai levare il trucco dal viso, e una giovane donna, erede del fondatore della fabbrica, che ha lasciato l’impresa di famiglia per dedicarsi alla sua vera vocazione: programmatrice di videogiochi.
Se tutto questo ti ricorda serie come X-Files e Twin Peaks, non sei sulla cattiva strada. Ma le citazioni/omaggi nulla tolgono al fatto che giocare Thimbleweed Park riporta perfettamente alle sensazioni che si provavano giocando alle avventure grafiche del passato.
Quel timore di trovare il gioco troppo facile (sarà che il giocatore è troppo sveglio?) o di trovarlo troppo difficile (sarà che il giocatore non è sveglio abbastanza da capire che per ottenere c deve partire da combinare gli oggetti a e b?).
Quel fissarsi su una soluzione, ed escogitare tutte le possibili permutazioni di oggetti che possano raggiungerla, per poi scoprire che no, la chiave sta da tutt’altra parte.
Quella tentazione, quando ci si trova ad un punto morto, che forse si potrebbe dare una sbirciatina ad un walkthrough, ma sapendo che farlo vorrebbe dire arrendersi e vivere per sempre con l’onta.
Quel brivido di piacere quando si coglie il riferimento a qualcosa del passato, magari qualcosa che neanche si sapeva di ricordare.
Tutto questo Thimbleweed Park lo dà a piene mani.
Ci sono gli enigmi, c’è lo stile, c’è lo humour.
Un punto controverso è la storia: a seconda delle tue inclinazioni personali, potresti trovarla, ad un certo punto, perfettamente soddisfacente o un espediente a buon mercato.
Ciò non toglie che il ‘viaggio’ sia un piacere, sia per gli avventurieri incalliti che per i novizi. Perché il gioco sia godibile da entrambe le categorie, vengono offerte due modalità con diversi livelli di difficoltà.
Thimbleweed Park, già disponibile da tempo per Windows, Mac, Linux, Xbox e PS4, da oggi è anche giocabile su iPhone e iPad (lo trovi sull’App Store al ragionevolissimo prezzo di 10,99 €) . La versione Nintendo Switch sarà pubblicata fra due giorni e quella Android sarà pronta il 3 ottobre.