Stanley Kubrick ci ha lasciato il 7 marzo di vent’anni fa: ripercorriamo la sua carriera artistica
Il 7 marzo 1999 ci lasciava Stanley Kubrick, uno dei maggiori cineasti della storia mondiale, uno di quei registi che hanno rivoluzionato e segnato maggiormente la storia del cinema.
Stanley Kubrick nasce a New York il 26 luglio 1929 a New York. Fin da piccolo è affascinato dalla tecnica fotografica.
Dopo alcuni cortometraggi di discreto successo, nel 1953, gira il suo primo lungometraggio, Paura e Desiderio, seguito da Il bacio dell’assassino (1955), Rapina a mano armata (1956) e Orizzonti di gloria (1957).
Nel 1959 arriva il suo primo lavoro importante, con la regia di Spartacus: sul set, Kubrick non si trova a suo agio, poiché non ha il pieno controllo delle fasi di produzione e per alcune diatribe con Kirk Douglas. Nonostante ciò, il film ebbe un grande successo e vinse quattro Oscar.
Gli anni Sessanta sono un decennio d’oro per Kubrick: nel 1962 dirige Lolita, la trasposizione cinematografica del romanzo di Vladimir Nabokov e, nel 1963, dirige Il Dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba, una commedia satirica e provocatoria, che gli frutta tre candidature agli Oscar.
Nel 1968, dopo quattro anni di lavorazione e con un budget di 10 milioni di dollari (di cui, 6 milioni e mezzo solo per gli effetti speciali), esce 2001: Odissea nello spazio, uno dei capolavori di Kubrick.
Il film rivoluziona, fin da subito, il cinema, sia per gli effetti speciali, all’epoca molto all’avanguardia, sia per essere una profonda riflessione sulla natura dell’uomo, sulla sua evoluzione e sul suo rapporto con l’universo. Il film riceve diverse nomination agli Oscar, ma vince solo quello per gli effetti speciali.
Anche gli anni Settanta furono una decade importante per Kubrick: nel 1971 esce Arancia Meccanica, trasposizione dell’omonimo romanzo di Anthony Burgess. Arancia Meccanica fu una pellicola molto controversa, per un uso della violenza molto esplicito, a volte gratuito, ma che trasmetteva perfettamente l’idea del libro; è una delle pellicole simbolo degli anni Settanta.
Nel 1975 esce Barry Lyndon, tratto dal romanzo di William Makepeace Thackeray, che non ha un grande successo sul pubblico dell’epoca, ma che gli procura ben sette nomination agli Oscar; in questa pellicola, Kubrick mostra tutta la sua attenzione maniacale per la fotografia e la luce usata nei suoi film. Per Barry Lyndon, Kubrick usò molto spesso la luce naturale, anche quella delle candele e, per farlo, dovette usare degli speciali obiettivi, tra cui l’obiettivo Zeiss Planar, originariamente prodotto per la NASA.
Nel 1980 Kubrick dirige Shining, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, con uno strepitoso Jack Nicholson. Paradossalmente, il film non fu apprezzato quando uscì e solo col tempo la pellicola acquistò il valore che ha ancora oggi.
Nel 1987 dirige Full Metal Jacket, film iconico degli anni Ottanta: un affresco cinico e crudele sul potere che ha la guerra sull’uomo.
L’ultimo film di Kubrick esce nel 1999 ed è Eyes Wide Shut, con Tom Cruise e Nicole Kidman, tratto dal romanzo di Arthur Schnitzler, ma il regista muore prima che la pellicola esca nelle sale.
Stanley Kubrick ci lascia il 7 marzo 1999, stroncato da un infarto, durante il sonno.
Stanley Kubrick è una delle pietre miliari del cinema moderno, uno dei migliori registi degli ultimi tempi.
Quello che lo distingueva, era il suo studio attento per la fotografia, sicuramente protagonista dei suoi film, insieme alla sua ossessiva attenzione per la simmetria, elemento che balza subito agli occhi degli spettatori di fronte ai suoi film.
Stanley Kubrick ci manca, come ci manca il suo cinema e la sua fotografia, da cui molti hanno preso ispirazione per il proprio lavoro.
Vent’anni senza Stanley Kubrick, vent’anni di vuoto.