Tilda Swinton tiene la sua MasterClass alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia dove riceve il Leone d’Oro alla Carriera
Tilda Swinton, Leone d’Oro alla Carriera di questa edizione del Festival di Venezia, tiene una MasterClass in cui racconta lo stretto rapporto con i registi, con il cinema d’autore e il cinema mainstream affrontando inoltre il futuro del cinema.
Si parte inevitabilmente con il sodalizio con Derek Jarman. Tilda ricercava a Londra il cinema italiano di Rossellini e Antonioni ma anche quello di Fassbinder, un’impresa difficile ma non impossibile, infatti può dire di averlo trovato proprio con con il regista britannico.
Una vera e propria palestra per il mestiere dell’attrice di Tilda, dove la vera scuola è stata imparare a comunicare.
Dopo la perdita di un grande amore (anche lavorativo) è difficile riuscire a trovare la stessa empatia in un’altra persona. La morte prematura di Jarman è stata difficile da digerire ma per fortuna Tilda ha conosciuto Luca Guadagnino e, anche se sembrava impossibile ritrovare la magia che aveva con Jarman, grazie a Guadagnino si è dovuta ricredere, infatti i due condividono la stessa sensibilità artistica e un rapporto di fratellanza dal quale nascono i loro film, come The Protagonists (1999), I Am Love (2010), A Bigger Splash (2015) e Suspiria (2018), con il quale nel 2018 hanno partecipato in Concorso a Venezia.
Per la Swinton la carriera e la vita di un’artista non possono essere scisse, dovrebbero coincidere e andare di pari passo e questa sua concezione è riuscita a viverla con i diversi registi con i quali ha collaborato ripetutamente: Derek Jarman, Jim Jarmush, Luca Guadagnino e Wes Anderson.
Un elemento che caratterizza il percorso artistico di Tilda Swinton è la sua ecletticità: passando da film d’autore a film mainstream, per lei le etichette non sono da prendere in considerazione, tenendo fede al suo metodo di lavoro qualsiasi sia il genere. Non esiste un solo tipo di mainstream, poiché quello che è commerciale e atteso per alcuni non lo è per altri. Non bisogna essere snob perché il cinema è il gesto più umano di inclusività.
Se “solitamente” il percorso artistico di un’attrice comincia a declinare intorno ai quarant’anni, proprio negli anni successivi agli “anta” Tilda Swinton ha iniziato a fare le cose più interessanti. Ispirata da Greta Garbo, ogni suo film lo intende come l’ultimo per poter dare il meglio di sé e goderselo appieno.
I primi ricordi da spettatrice sono confusi con i sogni, il che oltre ad essere particolarmente interessante non è poi così strano dato che sognare è un’esperienza molto simile a quella cinematografica. Ricorda Almodóvar ma la prima vera proiezione a cui ha assistito è stata quella dei corti documentari Powers of ten scritti e diretti da Charles e Ray Eames.