TuttAPPosto recensione del film di Gianni Costantino con Roberto Lipari, Luca Zingaretti, Ninni Bruschetta, Sergio Friscia e Paolo Sassanelli
TuttAPPosto racconta la storia di Roberto, studente universitario in un ateneo di una città immaginaria, Borbona Sicula, in cui i docenti sono all’interno di un evidentissimo sistema di baronismo e nepotismo e favoriscono le raccomandazioni, tanto da promuovere sempre e comunque con voti altissimi il giovane che, guarda caso, è il figlio del rettore dell’università. Il ragazzo, stufo di essere oggetto di favoritismi, decide di combattere contro questo sistema creando insieme ai suoi amici un’app per smartphone, chiamata TuttAPPosto, che ha lo scopo di valutare i professori prendendo spunto da applicazioni come TripAdvisor. Tutto questo porterà a una serie di colpi di scena e a un’inversione dei ruoli: gli studenti avranno, infatti, il famoso coltello dalla parte del manico.
Fondamentalmente, questo film è un grande e continuo susseguirsi di antichi, a tratti fastidiosi, stereotipi sulla Sicilia interrotto, ogni tanto, da qualche piccolo, profondo e piacevole colpo di scena, giusto il tanto per non far andare del tutto sprecati quei novanta minuti al cinema e, più in là, davanti alla televisione. Uno degli esempi più lampanti è il ruolo di Luisella (Silvana Fallisi), madre di Roberto nonché moglie del rettore, che per l’intero film recita la parte stereotipata della donna e della mamma sicula che si occupa della casa, che sta accanto al marito senza mai controbattere e che soffoca il figlio di attenzioni, ma in un’unica scena è in grado di dare una risposta così profonda al marito che rappresenterà il punto di svolta per la trama del film.
Roberto Lipari recita nel ruolo del protagonista Roberto e, provenendo dal mondo del cabaret, ha uno stile che ricorda molto quello di Salvatore Ficarra che non a caso ha seguito Roberto nel suo percorso, ma dal quale differisce, oltre che per il talento, nell’apparire troppo pesante e ripetitivo. Una comicità costellata di continue freddure che ti lasciano con il sorrisetto le prime volte ma che, dopo un po’, stancano.
Luca Zingaretti offre una eccellente interpretazione del rettore universitario, ricoprendo benissimo il suo ruolo sia nei momenti seri che nei momenti in cui si richiede una recitazione sopra le righe, in pieno stile satirico. Ha saputo conciliare bene la parte del rettore pomposo prima e del padre amorevole poi.
Un altro bel personaggio, di snodo per la trama e divertente al punto giusto, è interpretato da Sergio Friscia, nelle vesti di Nuccio, proprietario di un locale di Borbona Sicula. Gli interpreti che fanno parte del corpo docenti dell’università provengono tutti dal mondo teatrale siciliano, come Maurizio Marchetti, Maurizio Bologna, Gino Astorina e Barbara Gallo.
L’intento della commedia è quello di affrontare una tematica importante, a cui purtroppo siamo abituati, in chiave ironica e satirica, obiettivo lodevole perché – come sostengono gli attori e gli sceneggiatori del film – essendo assuefatti a sentir parlare di certi scandali e soprusi non vediamo il motivo di condannarli ulteriormente, e invece bisogna proprio continuare a denunciare e a porre in ridicolo queste aberrazioni nella società.
Tuttapposto mostra intenti lodevoli, cui non corrisponde un risultato all’altezza che fa storcere per lo più il naso durante lo svolgimento della storia, ad eccezione di alcuni spunti di riflessione importanti; d’altronde, per citare Attilio De Razza, produttore della commedia, “Si tratta di un film a basso budget per aiutare giovani attori”.