Tutti per Uma recensione film di Susy Laude con Lillo Petrolo, Pietro Sermonti, Laura Bilgeri, Antonio Catania, Dino Abbrescia e Carolina Rey
Tutti per Uma: la recensione in anteprima
Esplorare i confini della realtà si sta rivelando una chimera per il cinema italiano. Le radici di questa difficoltà sono diverse e nascoste in piena vista: un sistema produttivo che privilegia, attraverso fondi e finanziamenti pubblici, storie lineari e prevedibili; un’estetica standard e patinata che si è appropriata della locuzione all’italiana; una sudditanza economico-culturale all’immaginario americano mainstream.
Ci sono, ovviamente, le mosche bianche che puntualmente rappresentano la svolta e/o la rinascita del movimento italiano ma in quanto casi del giorno, del mese, dell’anno finiscono per bruciarsi con il resto.
Tutti per Uma, pur essendo un family movie, rientra perfettamente nella categoria. Susy Laude, al debutto come regista, ha scelto di realizzare un film dove realtà e sogno si confondono in una famiglia strampalata di viticoltori alle prese con principesse, contest di danza e contesse invadenti.
Ha un cast immediatamente riconoscibile (su tutti Lillo e Pietro Sermonti e subito dietro Antonio Catania) e un mix di bambini e volti meno noti. C’è uno scenografia bislacca ricercata con cura, alla pari dei costumi e degli oggetti di scena, eppure qualcosa non va.
C’è una sensazione di posticcio che accompagna tutto il film che non è necessariamente legata all’estraneità al target di riferimento. C’è più attenzione al mostrare le cose che alle tematiche messe sul piatto. Ci si ricorderà della verve comica dei Ferliga piuttosto che il discorso sulla libertà e il bullismo portato avanti. Si discuterà magari del grossolano momento musical invece che dei cliché e degli stereotipi apparentemente inevitabili.
C’era bisogno di un family movie italiano? Tremendamente. Ma era proprio necessario che Tutti per Uma fosse schiavo di tutto quello che cercava di evitare virando verso il surreale? Assolutamente no. Ed è un peccato enorme, per il pubblico per cui questo film era pensato e per l’evasione potenziale dalle griglie cui siamo assuefatti.