Ultraman: Rising recensione film d’animazione di Shannon Tindle e Marc Haimes basato sulla serie Ultra [Netflix]
A quasi sessant’anni dalla nascita del supereroe giapponese, sbarca in esclusiva su Netflix Ultraman: Rising. Quarantaquattresimo film del franchise nonché quarto dell’era Reiwa, iniziata nel 2022 con Shin Ultraman che assieme a Shin Godzilla e Shin Kamen Rider costituisce la trilogia “Shin” di Hideaki Anno (Evangelion).
Scritto da Shannon Tindle (Kubo e la spada magica) e Marc Haimes e diretto dallo stesso Tindle, Ultraman: Rising è un film di animazione 3D coproduzione nippo-americana tra Netflix Animation e Tsuburaya Productions, animato dalla Industrial Light and Magic e che vanta la presenza di Marcos Mateu-Mestre (Dreamworks) nel ruolo di Production Designer.
Nonostante la massiccia eredità di film, serie e fumetti che il combattente di Kaiju si porta sulle spalle, la pellicola si presenta piuttosto slegata dai suoi predecessori, conferendo una storia e dei personaggi inediti ma mantenendo l’ambientazione, il design e la lore del franchise.
Il film ci cala subito nel vivo mostrando l’eroe in azione, in questo caso il padre del protagonista, mentre il figlio lo osserva dall’interno di una vetrata di un grattacielo, come fosse lo schermo di un cinema. È un dettaglio registico non da poco in un film di Kaiju poiché la messa in scena, dovendo portare a schermo personaggi piccoli, grandi e grandissimi, sarà sempre attenta da qui in avanti a riempire l’inquadratura (spesso opportunamente dal basso) con elementi atti a sottolineare le varie proporzioni e la profondità di campo in modo che l’imponenza dei mostri possa essere sempre ben palpabile, sia agli occhi dei personaggi stessi che a quelli di chi assiste da dietro uno schermo, come se fossimo a nostra volta spettatori di altri spettatori.
Passano vent’anni e capiamo che il protagonista ha ereditato a malincuore il retaggio del padre, con il quale ha interrotto i rapporti dopo la perdita della madre, il tutto portato agli occhi dello spettatore quasi esclusivamente attraverso alle immagini, senza servirsi di inutili spiegoni.
Capiamo sin dalle prime inquadrature che un tema cardine della pellicola è proprio quello della famiglia, come verrà ribadito in maniera anche troppo didascalica. Ma, contrariamente a quello che ci viene mostrato a inizio film – vale a dire una madre, un padre e un bambino – le famiglie che vedremo per tutto il resto della durata saranno tutto fuorché “tradizionali”, ma semplicemente costituite da un genitore ed un figlio.
È proprio sul concetto di genitorialità che si focalizzano gli autori, poiché tutti i personaggi finiscono per essere dei genitori: genitori vedovi, ex genitori, genitori single o come il protagonista, che si ritrova ad essere il genitore adottivo di un cucciolo di Kaiju, nel bizzarro chiasmo che lo vede accudire una creatura che è anagraficamente più piccola di lui, ma fisicamente molto più grande.
Sarà infatti solo nella sua forma “Ultra” che riuscirà a contenere le esigenze del mostriciattolo, assumendosi la doppia responsabilità che questo ruolo comporta, padre e eroe.
Ultraman: Rising è visivamente potente e mutua dalle pellicole dello Spiderverse un sapiente utilizzo del Cel Shading (seppur non così evidente), alcune incursioni in 2D e un certo gusto per il fumetto. Se è vero che il film nasce dichiaratamente come un punto d’incontro tra l’animazione americana e gli anime giapponesi, è pur vero che a volte il regista Shannon Tindle sembra voler strizzare l’occhio direttamente al manga e al comic americano congelando l’inquadratura per qualche frame e utilizzando pose plastiche, prospettive deformate, linee cinetiche e sfondi psichedelici.
Concludendo, un buon esordio, che vede tra i suoi difetti una durata eccessiva per quello che si prefigge di raccontare ma che gode di una potenza grafica davvero invidiabile che avrebbe meritato la sala cinematografica.