Un amore recensione serie tv di Francesco Lagi con Stefano Accorsi, Micaela Ramazzotti, Alessandro Tedeschi, Andrea Roncato, Camille Dugay, Ivan Zerbinati e Ottavia Piccolo [Sky e Now]
Pratica particolarmente diffusa tra i cinefili è quella di lamentarsi per il riscontro positivo che un prodotto, concepito per generare facili emozioni, riesce ad avere al momento della distribuzione sul grande o piccolo schermo.
Ciò che spesso si sottovaluta è la sorprendente quantità di progetti audiovisivi tragicamente falliti proprio nel tentativo di ottenere quello stesso successo che gli appassionati con il mignolino alzato difficilmente digeriscono.
Il filone del cinema romantico è uno degli esempi più fulgidi di tale dinamica, secondo la quale sarebbe sin troppo semplice narrare e rappresentare un sentimento di immediata presa come l’amore. È certamente vero che vi siano differenti livelli qualitativi nel cogliere e restituire allo spettatore lo spettro infinito di sfumature che scaturiscono da un rapporto sentimentale tra due esseri umani, ma è altrettanto evidente come, anche farlo nella maniera più dirompente e apparentemente meno “intellettualoide” possibile, rappresenti una sfida tutt’altro che scontata da superare con efficacia.
Con questa generosa premessa, non vi è alcuna intenzione di generare uno spiacevole pregiudizio nei confronti di Un Amore, la nuova serie Sky Original con protagonisti Stefano Accorsi e Micaela Ramazzotti, ma, al contrario, l’intento è salvaguardarne i presupposti editoriali e gli esiti sul piano squisitamente drammaturgico.
Allo stesso tempo, se si tentasse di farla apparire come un’opera più interessata a piacere che a comunicare effettivamente qualcosa, si commetterebbe un errore. Questo perché si tratta comunque di una proposta audiovisiva perfettamente in grado di offrire una sua visione del tema, seppur certamente non rivoluzionaria.
La narrazione di un amore impossibile si sviluppa attraverso due piani temporali diversi, amalgamando passato e presente. È proprio in questa convivenza visiva tra gioventù e presente che Un Amore mostra con chiarezza il suo pregio più evidente: il montaggio.
Oltre alla discreta interpretazione dei protagonisti (sia nella loro versione giovane che adulta) è la capacità di generare un continuo contrasto emotivo tra passato e presente a donare sfumature inaspettate e, dunque, una piacevole espressività alla serie partorita da un’idea di Stefano Accorsi.
Intendiamoci, nulla di davvero originale ma, tornando alla premessa iniziale, è difficile ignorare l’efficacia di tale impalcatura audiovisiva. In tal senso, non possono mancare alcuni prevedibili cliché di mucciniana memoria (ricordiamo che i protagonisti hanno collaborato con Gabriele Muccino), come l’immagine di un Accorsi ingrigito dal tempo e una Ramazzotti in balia della propria fragilità.
Il risultato è una serie piuttosto prevedibile nell’incedere ma sorprendentemente raffinata nello sviluppare il proprio potenziale narrativo. Difficilmente vi strapperete i capelli per la singolarità delle soluzioni adottate, tuttavia risulterà inevitabile farsi più di una domanda sul proprio passato, sul presente e su sé stessi.
Un risultato apparentemente scontato, che, però, potrebbe valere da solo la visione dei sei episodi che compongono la serie.