Un couple – A Couple recensione film di Frederick Wiseman con Nathalie Boutefeu presentato alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia
Dopo decenni di appassionata devozione per la realizzazione di splendidi documentari, Frederick Wiseman decide di accedere al multiforme mondo della finzione cinematografica con Un couple – A Couple, un lungometraggio sulla tormentata relazione tra Sofia e Leone Tolstoj.
Il novantaduenne statunitense, come prevedibile, non aderisce alla tipica struttura del cinema di finzione, ma percorre la strada del monologo individuale. L’inusuale scelta di Wiseman trova il suo specifico valore nel momento in cui si vanno a considerare i veri e propri componenti della coppia in questione: il regista sottrae forzatamente il palco al celebre scrittore russo, cedendolo alla moglie Sofia, a cui viene donato quello spazio comunicativo che le è sempre stato precluso da una società profondamente patriarcale. Se idealmente non possiamo che apprezzare la decisione del regista, ci viene difficile promuoverla sul piano cinematografico, dove paga inevitabilmente lo scotto della staticità data da un monologo.
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Nonostante l’impianto formale e scenografico di Un couple sia a dir poco controverso, ci siamo trovati ugualmente ad apprezzarne i contenuti sorprendentemente attuali. Il film è sostanzialmente la dettagliata descrizione dei sottili danni provocati dal narcisismo di Leone Tolstoj, che diviene emblematico prototipo del maschilismo occidentale. Le sofferte parole di Sofia penetrano senza fatica all’interno dell’esperienza personale dello spettatore, che sarà costretto a riconoscersi in molte delle complesse dinamiche di coppia descritte. Uomo o donna, omosessuale o etero, ognuno di noi subisce e esercita quotidianamente parte di quel maschilismo tossico che Sofia esprime con sofferenza per sessantatré minuti.
Il racconto della sottomissione coniugale di Sofia subisce un’evoluzione nel corso del lungometraggio, trasformandosi in una fiera dimostrazione dell’implicita forza della donna: le continue sfuriate, le gelosie, un continuo bisogno di conferme e la consapevole violenza emotiva, sono soltanto testimonianze di una profonda insicurezza di Leone, alla quale Sofia non risponde con la medesima moneta, ma tenta delicatamente di alleviarne i sintomi. Questo siderale divario di intelligenza emotiva, esce con prepotenza durante l’epilogo, chiarificando con forza il rapporto tra i due e l’innocente sofferenza della moglie. Si potrebbe rimproverare all’autore di aver rappresentato soltanto una delle due versioni dei “fatti”, tuttavia appare chiaro che l’interesse di Sofia non risieda nell’elargire colpe al marito, quanto più nel comprendere e analizzare il tormentato svolgimento del rapporto amoroso.