Un vizio di famiglia (L’origine du mal) recensione film di Sébastien Marnier con Laure Calamy, Jacques Weber, Doria Tillier e Dominique Blanc
L’origine del male è una bugia. Presentato nella sezione Orizzonti Extra di Venezia 79, il nuovo film di Sébastien Marnier si propone come un dramma tanto assurdo da riuscire a far ridere lo spettatore.
Una famiglia ricca viene completamente stravolta dall’arrivo della figlia illegittima dell’uomo di casa: Stéphanie (Laure Calamy). Con il suo arrivo, però, non risaltano soltanto le complicazioni e le diatribe presenti all’interno di questo disfunzionale nucleo familiare, ma si apre un vaso di Pandora pieno di contraddizioni e di menzogne.
Al di là di quell’opulente realtà familiare, fatta di lotte economiche e di mancanza di rispetto, Stèphanie si inserisce in un contesto totalmente disarmonico. La ricchezza economica, infatti, si scontra con la povertà sentimentale e con la furia che caratterizza il capo famiglia ormai defraudato di ogni rispetto. Serge (Jacques Weber) è circondato da donne che, a prima vista, sembrano volere solo la sua carcassa. Dopo una più attenta analisi, invece, assistiamo a un vero e proprio ribaltamento di prospettiva e comprendiamo quanto bene sia possa inserire una personalità come quella di Stèphanie.
Senza correre il rischio di far spoiler, possiamo dire che quello che abbiamo davanti è un dramma che ha la capacità di metter a nudo l’avidità umana. L’incoerenza e il cambio della prospettiva consentono il raggiungimento di un climax narrativo che esplode nello svolgimento dei fatti. Le tre donne che circondano l’uomo non sono delle semplici arpie (contrariamente a quanto vorrebbe far credere il protagonista) ma sono delle vittime delle circostanze mosse da un senso di rivalsa.
Il tutto combacia perfettamente col machiavellico piano sul quale è incentrato l’agire di Stéphanie. La donna, infatti, è perfettamente inserita all’interno del contesto familiare e le sue azioni compiono la stessa ascesa degli eventi narrativi. Una sorellanza, insomma, che nasce dalla bugia; tanto che si è spinti a chiedere quale realmente sia l’origine del male di questa storia.
Il dramma si tinge con i toni del thriller man mano che vengono sviscerati gli attriti tra i vari interpreti, tanto da far macchiare di rosso la pellicola verso la fine. L’accettazione diventa la chiave di volta, l’essere amata da una famiglia è l’obiettivo principale della protagonista.
Il tutto funziona perfettamente ed è ben escogitato dal punto di vista narrativo. Marnier riesce a costruire una storia che si regge sull’equivoco senza mai cadere nell’assurdo, lasciando margini anche all’errore umano.