Una classe per i ribelli recensione film di Michel Leclerc con Leïla Bekhti, Edouard Baer, Ramzy Bedia, Tom Levy, Baya Kasmi e Eye Haidara
L’ultimo lavoro di Michel Leclerc (Le nom des gens) è Una classe per i ribelli, commedia francese fresca e godibile che lascia ampio respiro per temi di spessore quali il pregiudizio sociale, la diversità, le ideologie politiche e l’istruzione scolastica.
Sofia (Leïla Bekhti) e Paul (Eduard Baer) sono una coppia brillante e anticonvenzionale, lei di origini magrebine diventa un avvocato a Parigi, lui batterista punk in perenne lotta con il sistema, decidono di trasferirsi nella banlieue parigina, precisamente a Bagnolet, per crescere loro figlio Corentin (Tom Levy) a contatto con la diversità culturale.
Tutto procede secondo i piani finché i suoi compagni lasciano la scuola pubblica per iscriversi ad un istituto privato, lamentano le condizioni pessime sia strutturali che didattiche nelle quali si trova la scuola di Jean Jaurès. Sofia e Paul, da ottimi genitori quali sono, fanno di tutto per rendere più facile la vita di Corentin a scuola ma purtroppo si sa, anche i ragazzi sanno essere cattivi.
Una classe per i ribelli è uno spaccato di vita quotidiana che, in base al punto di vista, può toccare qualsiasi spettatore. Ciò che rende interessante il film è proprio la sua capacità di trattare un argomento come la diversità sociale senza cadere nel banale; non parliamo di un bambino nero bullizzato dalla sua classe di WASP, Corentin è figlio di un francese e una magrebina ma viene insultato e deriso dai suoi compagni di colore per essere “sbiadito” e destinato all’inferno visto che non crede in Dio.
Il razzismo non è a senso unico, e Michel Leclerc e Baya Kasmi (compagna di Michel, sceneggiatrice del film e interprete) ce lo raccontano benissimo perché l’hanno vissuto sulla propria pelle. C’è tanto di vero in Una classe per ribelli. Accadeva nel 2015, ai tempi dell’attentato a Charlie Hebdo, Michel e Baya hanno affrontato questo problema con il loro bambino riuscendo poi a crearne una commedia che trasmette il messaggio uscendo dagli schemi del realismo.
Il lavoro a quattro mani fra regia e sceneggiatura, come già accaduto per Le nom de gens, è stato naturale, la sceneggiatura è nata proprio dalle discussioni e basata su due ideologie della sinistra: la difesa delle minoranze e la lotta contro l’autorità.
Una classe per i ribelli è un film capace di far sorridere e intenerire ma lascia grandi spunti di riflessione politica e sociale.