Undone 2 recensione serie TV Amazon Prime Video di Kate Purdy e Raphael Bob-Waksberg con Rosa Salazar, Constance Marie, Angelique Cabral, Bob Odenkirk, Daveed Diggs e Sheila Vand
Amazon Prime Video rilascia la seconda stagione di Undone, serie televisiva che aveva saputo convincere pubblico e critica, sia per l’impianto artistico con cui veniva concepita che per l’intelligente linea di narrazione impiantata in un contesto che miscelava la dimensione onirica e quella reale.
Undone usciva per la prima volta nel 2019, prodotta dagli stessi creatori di Bojack Horseman (Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy). Raccontava la storia di Alma (Rosa Salazar) una ragazza apparentemente forte e combattiva, contraddistinta da una ironia sferzante che usava per nascondere una sofferenza interiore dettata dal trauma della morte del padre, avvenuta in maniera misteriosa quando non era che una bambina.
Un giorno Alma scopre di avere la capacità di valicare i confini dello spazio e del tempo, portando la protagonista in una dimensione a metà tra realtà ed immaginazione nella quale incontrava ed interagiva con il defunto padre (Bob Odenkirk).
La dimensione onirica viene perfettamente portata in scena grazie ad una tecnica di animazione che abbiamo imparato a conoscere grazie agli splendidi lavori di Richard Linklater, Waking Life e A Scanner Darkly, il rotoscope. Una particolare metodica che prevede la creazione di sequenze di animazione a partire da materiale precedentemente filmata dal vivo, in modo tale da restituire un senso di realismo visivo degli attori che, tuttavia, permetta di giocare con il background nel quale i personaggi sono calati.
Se l’impianto artistico risulta arricchito in questa seconda stagione, grazie a sequenze oniriche visivamente impattanti e perfettamente animate, non si può dire lo stesso del motore narrativo. La prima stagione riusciva a coinvolgere lo spettatore e lo teneva incollato al divano anche grazie al continuo dubbio riguardo la sanità mentale di Alma. Fino alla fine non si aveva mai la sicurezza che ciò a cui assistevamo fosse effettivamente corrispondente alla realtà o semplice frutto della fantasia della protagonista, creando quindi due linee di narrazione parallele che vedono Alma alle prese con il padre nella dimensione immaginifica e, dall’altra, la famiglia della protagonista che prova a indagare sulle stranezze che quest’ultima sembra compiere.
Nella seconda stagione il dubbio viene subito fugato, i ‘poteri’ di Alma sono reali, tangibili, tanto che vengono estesi pure ad altri membri della famiglia Winograd-Diaz, come la sorella Becca (Angelique Cabral), con la quale Alma risolverà immediatamente il conflitto iniziato nella precedente stagione, forse in maniera anche troppo frettolosa.
La narrazione metafisica non è più fulcro centrale e oggetto di analisi bensì strumento al servizio del racconto di un tessuto familiare che trova le sue radici in un trauma ormai dimenticato. Il viaggio di Alma è una avventura a ritroso negli errori della sua famiglia che hanno portato tutte le persone che gravitano intorno ad essa ad arrivare al punto di partenza dal quale abbiamo iniziato la nostra storia la scorsa stagione.
Per questo Undone 2 si colloca a metà tra prequel e sequel, Alma non è più al centro della narrazione, anzi, quasi come il canonico secondo capitolo di una saga supereroistica – vediamo in Spider-Man 2 di Sam Raimi un esempio calzante – la nostra protagonista viene privata dei suoi ‘poteri’, permettendo quindi agli sceneggiatori di approfondire il suo lato umano, le sue paure e le sue insicurezze. La relazione con il padre passa leggermente in secondo piano, nonostante il loro rapporto risulti permeato di una dolcezza di fondo che brilla grazie al background che abbiamo esplorato nei precedenti otto episodi. Tuttavia, viene svolto un miglior lavoro di caratterizzazione dei comprimari, che precedentemente risultavano leggermente sacrificati rispetto ad un maggior focus su Alma.
Undone 2 superficialmente si può godere come semplice prodotto di intrattenimento che gioca sulla componente sci-fi per offrire uno spettacolo visivamente molto interessante e narrativamente valido. Tuttavia, se si analizza nel dettaglio la sua chiave di lettura si scoprirà un interessante racconto sulla fallibilità dell’essere umano e di come le scelte che percorriamo tutti i giorni, che siano esse giuste o sbagliate, portino inevitabilmente a formare le persone che siamo oggi e di come questa realtà, per quanto profondamente si voglia provare non può e non deve essere cambiata, pena la perdita di se stessi. Il che ci porta verso l’ultima, e forse più importante, lezione, se così vogliamo intenderla, del racconto, una tutt’altro che banale riflessione sul lutto e sull’accettazione dello stesso.