Vangelo secondo Maria recensione film di Paolo Zucca con Benedetta Porcaroli, Alessandro Gassmann, Lidia Vitale, Leonardo Capuano, Maurizio Lombardi e Fortunato Cerlino
Il nuovo film scritto e diretto da Paolo Zucca Vangelo secondo Maria, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Barbara Alberti, pone al centro dell’attenzione un tema molto delicato: l’indipendenza della donna.
Ambientato a Nazareth, prima della nascita di Cristo, protagonista della pellicola è Maria, interpretata dalla giovane attrice Benedetta Porcaroli, una ragazza piena di vita, sveglia, irrequieta e soprattutto ribelle. Lei vuole essere l’artefice della sua vita, imparando a leggere e a scrivere, studiando le scienze, la filosofia, le arti e soprattutto realizzare il suo sogno: viaggiare per il mondo.
È un desiderio quasi fiabesco ma che permette alla giovane Maria di rimanere viva, nonostante le umiliazioni e le percosse subite da parte del padre e della madre.
La sua famiglia non riesce a comprendere lo spirito libero che campeggia nell’anima della ragazza e così cercano in tutti in modi di darla in sposa. Nonostante i continui rifiuti, un matrimonio annullato e diverse percosse, la vera salvezza della ragazza sarà comunque il matrimonio combinato con il saggio Giuseppe, interpretato brillantemente da Alessandro Gassmann. La loro unione le permetterà di diventare una giovane acculturata, ma soprattutto imparerà ad essere una donna, una moglie e, forse, una madre.
Lo spartiacque che segna un prima e un dopo all’interno della pellicola è l’arrivo dell’Arcangelo Gabriele e l’Annunciazione a Maria della sua gravidanza per dare alla luce il figlio di Dio.
L’Annunciazione è trattata con mano delicata dal regista che porta in superficie l’aspetto più intimo e veritiero dei personaggi coinvolti. L’Arcangelo Gabriele diventa quasi un amico e confidente, aiutandola a superare i momenti di sconforto.
Giuseppe non riesce ad accettare questa nuova condizione della sua sposa perché non crede alla creazione di un figlio senza il concepimento tra uomo e donna. La stessa Maria, inizialmente felice ed entusiasta, arriva alla conclusione di sentirsi schiava del potere divino. L’importanza della conoscenza e della cultura vengono evidenziati nei pensieri dei due personaggi che, per la prima volta, mettono in discussione il volere di Dio.
Il film reca con sé tante tracce di tradizione italiana. La produzione, il regista e il cast sono solo una minima parte poiché il vero sfondo è dato dall’entroterra sardo, così rurale e desertico che ricorda realmente il paesaggio di Nazareth. Inoltre, i personaggi anziani del villaggio parlano il dialetto sardo per accentuare questa vena italiana.
Il cast convince: Benedetta Porcaroli riesce a far emergere dal suo personaggio la voglia di essere indipendenti e la capacità femminile di riuscire a vivere senza la presenza di un uomo.
Alessandro Gassmann porta sullo schermo un Giuseppe nuovo: saggio, uomo di mezza età, ma che riesce a comprendere il desiderio della giovane Maria di vivere una vita degna di essere vissuta, proprio come ha fatto lui in precedenza.
Il film porta in sala una nuova visione della Santa famiglia di Nazareth in cui lo spettatore è chiamato ad osservare aspetti che oggi diamo per scontati: ad esempio la libertà nella scelta del proprio compagno di vita, il diritto della donna di poter studiare come un uomo e la ribellione contro un sistema patriarcale.
Maria, come anche Giuseppe, diventano così i personaggi “rivoluzionari” che il cinema vuole mettere in scena, da anni, per far interrogare lo spettatore su un passato che sembra lontano, ma che in realtà è ancora molto vicino.