Il giorno 8 della Mostra sarà ricordato principalmente per la masterclass di sua maestà David Cronenberg: cliccate qui per leggere l’approfondimento.
Il Concorso prosegue invece con un film molto atteso, soprattutto per il tema trattato. Paul Greengrass gira la sua personale trasposizione degli attentati del 22 luglio 2011 in Norvegia, compiuti dall’ideologo neonazista Anders Behring Breivik. Abituato a un cinema muscolare, il regista britannico cambia parzialmente il suo modo di girare in 22 July. Per prima cosa, tende a mantenere più stabile l’utilizzo della macchina a mano. Oltre a questo, decide di limitare la questione dell’attentato alla prima parte (quella più action e vicina ai suoi canoni) e di soffermarsi nella seconda su tre personaggi chiave: Breivik, l’avvocato che accetta di difenderlo, e una delle vittime scampate al massacro. È un Greengrass più attento alle cause e alle conseguenze della tragedia quello che vediamo sullo schermo, diverso da come si è posto in passato. Il film tiene ed è convincente nel messaggio di fiducia nella democrazia che vuole trasmettere ma non ha grandi guizzi. Da un regista del suo calibro era lecito aspettarsi qualcosina di più, soprattutto nelle sequenze action.
(3 stelle su 5)
Sempre in Concorso è stato presentato Nuestro Tiempo di Carlos Reygadas, una sorta di Scene da un matrimonio in salsa messicana. Il regista, si sa, tende a indugiare molto sui particolari e nel prologo iniziale di presentazione lo fa in maniera eccessiva. Con l’entrata in scena della coppia (interpretata dallo stesso Reygadas e dalla moglie), il film prende improvvisamente quota e diventa una profonda analisi sul senso dell’amore. Nonostante le lungaggini, emergono concetti importanti come quelli di controllo, fiducia, rispetto e libertà. Elementi universali che portano al coinvolgimento e all’emozione (per chi ne avrà la pazienza). (3 stelle su 5)
Appuntamento a domani con il nuovo film di Mario Martone e gli altri in Concorso e nelle sezioni collaterali.
Sergio