Un’edizione molto attesa quella numero 75 di Venezia: a testimoniarlo un’affluenza più marcata rispetto agli scorsi anni e l’atmosfera di frizzantezza che si respira lungo il Lido. Già al primo giorno, infatti, la Mostra si presenta con due titoli importanti che, inevitabilmente, saranno tra i film di punta della prossima stagione cinematografica. La partenza è con First Man di Damien Chazelle, che ha raggiunto proprio a Venezia la sua consacrazione con La La Land: leggi la nostra recensione in anteprima in linea diretta dalla Mostra del Cinema di Venezia. (3 stelle su 5)
Era molto atteso anche Sulla mia pelle (apertura Orizzonti), opera prima del regista Alessio Cremonini, alle prese con uno dei casi di cronaca più dibattuti in Italia, la morte di Stefano Cucchi. Un film pesante come un macigno proprio perché legato a un argomento largamente discusso e che ha diviso in due fazioni il Paese. Il risultato raggiunto è più che convincente: allontanandosi da una distinzione manichea tra buoni e cattivi, Cremonini si mantiene in equilibrio nel suo racconto, senza mai urlare o portare all’eccesso il suo messaggio e, anzi, lasciando la violenza fuori campo, mostrandone soltanto gli effetti sul volto e sul corpo di Cucchi/Borghi. Il suo è un film quasi esclusivamente girato in interni, che porta sul grande schermo in flashback l’ultima settimana di vita del ragazzo. Il dolore viene affrontato in maniera sommessa, senza alcuna enfasi retorica. Valore aggiunto di Sulla mia pelle non può che essere Alessandro Borghi, uno dei più importanti interpreti italiani degli ultimi anni. Modulando in maniera mimetica la sua voce su quella di Stefano Cucchi, Borghi recita con il corpo, con lo sguardo, con la sofferenza, mettendo il suo cuore al servizio del personaggio. Un film che fa male (anche se non quanto Diaz) e che è destinato a far discutere, perché mette in luce le contraddizioni alle quali ci stiamo (colpevolmente) abituando giorno per giorno. Il cinema italiano torna alla denuncia e lo fa con ottimi risultati. (3,5 stelle su 5)
Tra i film visti durante la giornata anche José, presentato alle Giornate degli Autori. Girato in Guatemala dal regista cinese Li Cheng, è il racconto molto (forse troppo) scarno della vita di un giovane che non riesce a vivere in modo sano la sua omosessualità perché osteggiato da un Paese arretrato, povero e pericoloso. L’intento è lodevole, manca però completamente la capacità di dare sostanza a un messaggio che viene schiacciato da velleità da cinema d’essai non accompagnate da uno sguardo e un controllo adeguati. Un film dimenticabile. (2 stelle su 5)
A domani con The Mountain di Rick Alverson, già visto ma del quale non possiamo ancora scrivere, e con gli altri film della giornata.
Sergio