Il secondo giorno della Mostra si apre con uno dei film più attesi in assoluto, Roma di Alfonso Cuarón, il ritorno del regista messicano con una delle opere più personali della sua filmografia. Questo ritratto intimo, girato in un raffinato bianco e nero, di un anno turbolento nella vita di una famiglia borghese, gli consente di allontanarsi dal genere e di immergersi in una storia più “reale”. Dopo una prima parte di presentazione dei personaggi, in primis della giovane domestica Cleo, Roma prende gradualmente quota, diventando un elogio delle donne, capaci di tirare avanti e di fare a meno di uomini inetti, infantili, non disposti a prendersi le proprie responsabilità. È un film pieno di vita quello di Cuarón, pur ambientato in un contesto complicato a livello politico e sociale come quello della Città del Messico degli anni ’70, che sembra essere sullo sfondo ma è parte integrante della storia narrata. Roma è l’opera-testamento del regista messicano, la personale dichiarazione d’amore alla sua terra e alle donne che lo hanno cresciuto. (3,5 stelle su 5)
Da non perdere anche l’altro film in concorso, The Favourite di Yorgos Lanthimos, del quale potete leggere la nostra recensione in anteprima.
Nel Day 1 ci eravamo lasciati però con un film in sospeso, The Mountain, una storia bizzarra ambientata nell’America degli anni ’50. Musicista e regista indipendente, Rick Alverson mette al centro della narrazione il tema della follia, facendo incontrare un giovane introverso e un famoso lobotomista che si batte per fare in modo che questa pratica non venga abbandonata. Il film ha uno stile molto particolare: procede attraverso la riproduzione di veri e propri tableaux vivants freddi, quasi svuotati di significato. Non esiste una distinzione tra follia e normalità, tutti i personaggi che ci vengono presentati hanno perso ogni barlume di lucidità. Il rigore della messa in scena finisce col diventare fastidioso e sgradevole, così come l’eccessiva ambizione di un regista che mette a dura prova il suo spettatore senza mai raggiungere quanto si era prefissato. The Mountain è un film che non funziona proprio perché prova a osare ma non ha la struttra per poterlo fare. (2 stelle su 5)
Tra i film visti nella giornata anche L’EnKas (Orizzonti), il racconto di un giovane appena uscito di prigione che prova a rilanciarsi e a salvare la madre che soffre di depressione vendendo una miscela di acqua e ketamina all’interno di un food-truck. Un esempio di cinéma-vérité che, pur senza grandi innovazioni, diventa uno specchio della realtà giovanile e della scomparsa del “sogno”. Buona interpretazione di Sandor Funtek. (3 stelle su 5)
A domani con Doubles Vies di Olivier Assayas e con gli altri film in concorso e nelle sezioni collaterali.
Sergio