Voice of Silence recensione film di Hong Eui-jeong con Yoo Ah-in, Yoo Jae-myung, Moon Seung-ah, Lee Ga-eun, Im Kang-seong e Kim Han-na al FEFF 23
L’onesto sudore di oggi è la felicità di domani.
(Yoo Jae-myung in Voice of Silence)
Un meraviglioso cielo viola, poi giallo, blu intenso ed ancora rosa da lasciare senza fiato, merito della fotografia di Jung-hun Park, fa da sfondo alla dark comedy degli equivoci Voice of Silence accompagnandoci nel cammino in bicicletta del protagonista Tae-in (Yoo Ah-in) verso casa, al ritorno dal lavoro: smaltire i cadaveri della malavita insieme al suo mentore e amico Chang-bok (Yoo Jae-myung), durante un’estate torrida in Corea del Sud, nei dintorni della metropoli Daejeon, dove anche i potenti e i cattivi patiscono il caldo ricongiungendosi con i deboli e gli umili davanti alle pale di un ventilatore, allegoria di una salvezza comune per coloro che stanno agli antipodi della scala sociale.
I due poveri disgraziati finiranno implicati in un’attività criminosa più grande di loro a causa del loro capo malavitoso, ritrovandosi a fare da babysitter ad una bambina di undici anni, Cho-hee (Moon Seung-ah), rapita per errore al posto del fratellino, maschio dunque di maggior valore agli occhi del padre ricattato e degli estortori.
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(Voice of Silence)
La piccola Cho-hee con il suo buon cuore, la sua empatia e la sua maturità, si rivelerà la più grande fortuna per i due avviliti protagonisti, soprattutto per il muto e deficitario Tae-in, trasformando la morte delle gocce di sangue in vita attraverso fiori dipinti. Capirà che il padre non è disposto a pagare il riscatto perché “gli basta avere il fratellino” e simulerà di apparire triste in foto per provare a convincerlo un’ultima volta, farà da mamma a Moon-ju (Lee Ga-eun) insegnandole le buone maniere e restituendo un po’ di civiltà, educazione e pulizia in quella casa afflitta da sudiciume ed incuria dove viene trattenuta in ostaggio, colpita dalla bontà e semplicità di fondo dei suoi rapitori e dall’abbraccio amorevole di una bambina sfortunata che non aveva mai conosciuto scuola, giochi ed amici nei confronti del suo ingenuo ma volenteroso fratellone.
In un’inversione di ruoli, apprezzata già in altre opere del Far East Film Festival 23, che porta la vittima ad “entrare in famiglia” e trascinare il suo rapitore indicandogli il da farsi, contaminata da quella vita balorda che la spinge a rivedere il suo stesso codice morale, Voice of Silence vive di metafore, dall’abito elegante sottratto al boss malavitoso ormai sottoterra, smaltito come un rifiuto, che simboleggia l’età adulta, il potere, il coraggio e il desiderio sfocato di una vita e di una condizione migliore, all’applauso che nella voce del silenzio del protagonista Tae-in simboleggia la rassicurazione per la piccola Cho-hee “io sono con te“.
Quando entri a far parte di una famiglia devi dare un mano, giusto?
(Yoo Jae-myung in Voice of Silence)
Scendendo verso gli inferi del male assoluto tra tratta di schiavi e vendita di organi attraverso un epilogo grottesco, il regista Hong Eui-jeong al suo lungometraggio d’esordio non riesce a concretizzare la tensione e l’interesse generato sin lì dalla narrazione, in un finale che non mantiene le attese sfaldandosi tra sottotrame incompiute, resurrezioni strampalate e ripensamenti tardivi, interrompendosi proprio quando avrebbe dovuto dare coesione e chiudere il suo messaggio, di redenzione o condanna, di buio o speranza per il suo protagonista il cui grido nel silenzio rimane senza risposta.
Voice of Silence: le frasi del film
Se desideri le cose degli altri, farai una brutta fine.
(Yoo Jae-myung in Voice of Silence)
Ascolta il nastro con le preghiere!
(Yoo Jae-myung in Voice of Silence)
Figli e figlie dovrebbero essere trattati allo stesso modo, che razza di genitori!
(Yoo Jae-myung in Voice of Silence)