We Own This City recensione serie TV di David Simon con Jon Bernthal, Wunmi Mosaku, Jamie Hector, McKinley Belcher III, Darrell Britt-Gibson, Josh Charles, Dagmara Domińczyk e Rob Brown
Paul Schrader l’ha definita eccellente sui social network, ma ha anche aggiunto come ormai di questi tempi quasi non serva una licenza creativa per creare serie del genere. We Own This City purtroppo non inventa nulla, forse soltanto i dialoghi dei personaggi coinvolti, e riprende a scavare il solco tracciato da The Wire vent’anni fa. Non figura nel cast ma è di nuovo protagonista Baltimora, raccontata ancora una volta da uno dei suoi massimi esperti: David Simon.
Avevamo lasciato una città in preda ad una spirale distruttiva sotto tutti i punti di vista con qualche scampolo di ravvedimento, ma la circolarità di cui era vittima non era solo un pretesto narrativo. Aver conosciuto Jimmy McNulty o Omar Little o rimanere impassibili davanti ai loro nomi, non pregiudica la sensazione di aver già avuto a che fare con quel particolare torbido in cui si rimane subito invischiati. La corruzione, l’abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, la questione razziale sono temi che faticano a rimanere all’attenzione della stampa a meno che non ci siano stragi e tragedie, pur essendo pulsanti nella quotidianità degli eventi.
Gli Stati Uniti non possono essere ovviamente l’Italia, ma la storia di Freddie Gray è troppo simile a quella di Stefano Cucchi per non sentirsi coinvolti dall’ingiustizia senza speranza che bussa alla porta di troppe persone. La nuova serie TV HBO, in Italia disponibile su Sky e NOW, è talmente scarna da sembrare la trascrizione dei verbali e delle inchieste condotte nelle istituzioni della città del Maryland. C’è una flebile traccia di colonna sonora per sottolineare qualche passaggio, ma l’obiettivo di David Simon è ricostruire filologicamente uno dei recenti scandali che ha travolto il potere istituzionale negli USA.
I primi due episodi si concentrano sulla ricostruzione del sistema che distorce il potere rivelando una circolo vizioso di povertà, avidità e solitudine che va di pari passo con quadro generale di peggioramento del contesto socio-culturale di una bella fetta di mondo. Un sistema che, anche nel momento in cui è capace di individuare le sue metastasi, non è in grado di applicare le cure del caso per provare a venire a capo dei propri mali.
We Own This City è una miniserie di sei episodi, ma questa prima tranche già evoca un senso di disperazione strutturale che trova soltanto conferme nella cronaca mondiale. C’è il rischio di non doversi spingere oltre la realtà delle cose per immaginare qualcosa di terrificante. Speriamo che Paul Schrader non abbia davvero ragione.
Una chicca per gli amanti di The Wire: Delaney Williams, il sergente supervisore Jay Landsman della serie cult, torna al servizio di David Simon in We Own This City nel ruolo del commissario Kevin Davis.