Wolf Man

Wolf Man recensione film di Leigh Whannell con Christopher Abbott e Julia Garner

Wolf Man recensione film di Leigh Whannell con Christopher Abbott, Julia Garner, Matilda Firth e Sam Jaeger [Anteprima]

Wolf Man recensione di Leigh Whannell (Credits: Universal Pictures))
Wolf Man recensione di Leigh Whannell (Credits: Universal Pictures))

Se l’ultimo anno cinematografico ha consacrato il genere horror come uno dei più vivaci e rilevanti, regalando al pubblico opere memorabili e di grande qualità, quest’anno tocca a Blumhouse – celebre casa di produzione rinomata per la sua abilità nel creare film spaventosi a basso budget – a inaugurare la nuova stagione orrorifica, alimentando aspettative altissime.

Una famiglia, composta da Blake (Christopher Abbott), da Charlotte (Julia Garner) e dalla piccola Ginger (Matilda Firth) decide di allontanarsi dal caos della città per rifugiarsi nell’abitazione paterna dell’uomo, immersa nelle campagne dell’Oregon, dopo la morte del genitore. Quando, al calar della notte, una figura mostruosa e indefinita attacca la famiglia, ferendo gravemente il padre, i tre saranno costretti a unire le forze per sopravvivere. Tuttavia, non tutto andrà secondo le loro speranze.

Bisogna innanzitutto approcciarsi al film con un certo distacco e rigore. Meno si conosce della storia, più questo folle viaggio riserverà sorprese.

Leigh Whannell ci presenta un’opera complementare al suo The Invisible Man (2020) dove la trasformazione dell’uomo è sempre fulcro della narrazione. Se nel progetto del 2020 la metamorfosi era sia tecnologica che emancipatoria, in questo nuovo lavoro – che arriverà nelle sale il 17 gennaio con Universal Pictures – è sia fisica, ma soprattutto psicologica.

Wolf Man non è semplicemente il mero prodotto orrorifico a cui siamo abituati a guardare, e proprio per questo genererà interpretazioni diverse e pareri contrastanti al termine della visione. Sembra quasi un’idea concepita dallo stesso regista fin dall’origine, che sottolinea ancora una volta l’importanza del dialogo che la sala cinematografica deve stimolare tra gli spettatori.

Wolf Man recensione di Leigh Whannell (Credits: Universal Pictures))
Wolf Man recensione di Leigh Whannell (Credits: Universal Pictures))

La pellicola, con ritmo lento – forse leggermente eccessivo in alcune sequenze – impiega i suoi tempi per svilupparsi. Costruisce con maestria ogni scena, sfruttando il genere in modo inusuale, ribaltando anche il suo nesso causale.

Il lungometraggio si rivela abile nell’affrontare la discesa verso l’abisso di una famiglia: inizia come un dramma luminoso e, progressivamente, si piega verso una spirale più oscura e cupa, con una tensione – sia dialogica che scenografica – sempre più potente.

L’opera cinematografica si configura quindi come un horror che, se analizzato a fondo, non ha bisogno di essere tale: costruisce un contesto più ampio, affrontando in modo efficace temi come la crisi, la protezione e la responsabilità familiare. Tuttavia, il nucleo tematico che svela il vero significato del film è uno solo: l’impossibilità comunicativa, un argomento che si applica tanto alla dimensione horror della seconda parte quanto al dramma della prima. Il vero grande limite della pellicola sembrerebbe risiedere nell’aspetto attoriale.

Wolf Man è un racconto sulla famiglia, che si percepisce esclusivamente grazie alla forza della scrittura, piuttosto che attraverso i dialoghi. L’enfasi, che manca negli interpreti, finisce per penalizzare l’opera, vanificando le premesse iniziali di unione familiare. All’interno di questo quadro, i personaggi appaiono troppo dissonanti tra loro. L’espressività di Blake risulta eccessiva, mentre quella di Charlotte sembra completamente assente.

Il nuovo lungometraggio di Leigh Whannell è un concentrato di minimalismo scenico, claustrofobia e protezione: si vive nella paura della minaccia fino a diventare parte di essa. Un formidabile utilizzo della macchina da presa si muove durante un buio notturno che sembra interminabile, in una notte fatta di rimorsi, citazioni, filtri visivi ed amori sfumati.

Un intreccio di emozioni contrastanti pervade lo spettatore dall’inizio alla fine: se da una parte si è tranquilli per l’avvicinarsi del mattino, dall’altra si è terrorizzati per la progressiva perdita della ragione dei protagonisti.

Wolf Man recensione di Leigh Whannell (Credits: Universal Pictures))
Wolf Man recensione di Leigh Whannell (Credits: Universal Pictures))

Sintesi

Wolf Man di Leigh Whannell trascende i confini del tradizionale horror, esplorando la trasformazione psicologica e fisica dei protagonisti. Con un ritmo lento e una crescente tensione, il film affronta temi come la crisi familiare e l’impossibilità comunicativa, ma lo fa in modo innovativo, ribaltando le convenzioni del genere. La regia sfrutta magistralmente la macchina da presa per creare un’atmosfera claustrofobica e inquietante.

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