Yaya e Lennie – The Walking Liberty recensione film di Alessandro Rak con le voci di Ciro Priello, Fabiola Balestriere, Lina Sastri e Francesco Pannofino
Yaya e Lennie – The Walking Liberty capita al posto giusto nel momento giusto. Arriva in sala nei i giorni delle grandi conferenze sui cambiamenti climatici che minacciano la Terra a causa dello sfruttamento indiscriminato dell’uomo, piene di belle promesse, strette di mano e larghi sorrisi ma dai risvolti pratici tutti da verificare. Difficile non rintracciare in tutto questo l’Istituzione del nuovo film di Alessandro Rak, l’organizzazione che cerca di imporre le logiche del mondo moderno ad uno invece stravolto da chissà quale apocalisse e riconquistato dalla natura selvaggia.
Non si tratta di una coincidenza, ma di una riflessione su un esito iperbolico della direzione presa dalla nostra realtà in cui convogliare Uomini e topi. Yaya (Fabiola Balestriere) e Lennie (Ciro Priello) sono infatti due cavalieri erranti costruiti sui protagonisti del romanzo di Steinbeck, sostituendo la Grande Depressione americana con un’atmosfera partenopea surreale. Si oppongono al tentativo di civilizzazione di chi vorrebbe ripristinare regole e strutture del passato semplicemente camminando, perché la rivoluzione si fa mettendo in movimento i piedi prima del cervello.
Siamo figli di una giungla che ci tiene nel ventre. Nel ventre nasciamo e nel ventre moriamo, all’oscuro di tutto ma sotto un mare lontano di stelle.
(Yaya e Lennie – The Walking Liberty)
Solo in questo modo si può cambiare davvero direzione alle cose. Quella che è stata presentata in anteprima mondiale al Locarno Film Festival è infatti un’invocazione che si poggia sul potere del cinema di intervenire sulla coscienza della società. Tra le rovine del passato c’è una sala improvvisata in mezzo agli alberi in cui l’unico film che può essere riprodotto è il celebre spezzone de Il grande dittatore in cui Chaplin pronuncia il suo discorso all’umanità nei panni del dittatore della Tomania. Si fa ancora una volta appello all’umanità per stabilire un contatto e trasmettere lo stesso messaggio: siamo tutti umani e l’unica cosa che conta è andare nell’unica direzione possibile.
Non ha la prorompenza di Gatta Cenerentola e L’arte della felicità, ma questo film sembra avere più urgenza di poter essere visto oggi, magari da una platea più giovane incuriosita dall’animazione sperimentale e innovativa e da un parterre di voci calorose e amichevoli (tra cui spicca sua eccellenza Francesco Pannofino). Perché Alessandro Rak si è sentito travolto dall’onda verde e l’ha fatta abbattere su Napoli per studiarla in un sogno personale ma dal respiro universale, guidato dall’avvolgente voce narrante di Lina Sastri.
Ancora una volta Napoli diventa il laboratorio in cui sperimentare nuove forme di aggregazione e nuovi immaginari, costruendo un futuro costellato di presente in ogni suo aspetto. Continueremo a farci scegliere o finalmente sceglieremo? Yaya e Lennie – The Walking Liberty fa solo domande, per le risposte dobbiamo metterci in cammino.