Yellowstone 4 recensione serie TV di Taylor Sheridan con Kevin Costner, Luke Grimes, Kelly Reilly, Wes Bentley, Cole Hauser, Kelsey Chow, Brecken Merill, Jefferson White, Danny Huston e Gil Birmingham
Taylor Sheridan ha il potere di conquistare lo spettatore, sarà il suo modo veloce di narrare, saranno i dialoghi mai gravosi che arrivano dritti al punto o i diversi e numerosi colpi di scena, Yellowstone ne è il perfetto esempio. Ideata, scritta e diretta da lui risulta essere una sorpresa ogni stagione.
Nella prima puntata di questa quarta stagione non si ha nemmeno il tempo di provare a ricordare dove si era interrotta che veniamo catapultati nei fatti. Come se non si fosse mai interrotta ci ritroviamo nel bel mezzo dell’attacco alla famiglia Dutton. Lentamente ci viene mostrato cosa è accaduto ad ogni membro della famiglia, partendo ovviamente da John Dutton (Kevin Costner) a cui avevano sparato sul ciglio della strada. Beth Dutton (Kelly Reilly) è stata colpita con un pacco bomba nel suo stesso ufficio. Mentre Kayce Dutton (Luke Grimes) si difende da un assalto armato di uomini mascherati. L’unico che non viene colpito è Jamie (Wes Bentley) che rimane totalmente illeso, ovviamente questo porta Beth ad odiarlo ancora di più.
La reazione dei Dutton è immediata, iniziando dal loro sospetto principale, Roarke Morris (Josh Holloway), iniziano a ripristinare l’ordine. Ad occuparsi di lui è Rip Wheeler (Cole Hauser) con una tale risolutezza e velocità che lascerà il pubblico perplesso. Il mondo crudo e vero del Montana risalta sempre di più all’occhio dello spettatore, nessuna pietà e nessun favore. Soprattutto nelle relazioni e nei dialoghi scarni e brutali che i personaggi hanno. Emblema ne è Beth che dopo l’attacco alla sua famiglia è diventata spietata più che mai. È proprio lei ad iniziare a ricoprire un ruolo principale nella gestione del ranch e ad aprire la strada ad una sottotrama misteriosa. Sono proprio i numerosi intrecci presenti in questa serie tv a renderla così interessante. Alcune dinamiche tra personaggi sono taciute e messe da parte per alcune puntate per poi essere riprese e sviluppate in seguito, tenendo così sempre sull’attenti l’attenzione dello spettatore. Nessuno viene lasciato indietro, ad ogni personaggio è dedicato un momento e uno sviluppo sia caratteriale che di trama.
Tema molto presente è il dualismo tra il vecchio e il nuovo. Riferendoci alla sfera umana è persistente lo scontro tra Lloyd Pierce (Forrie J. Smith) e Walker (Ryan Bingham), da quando è rientrato in scena quest’ultimo, Lloyd deve fare i conti con un giovane prestante cowboy che gli ha portato via le attenzioni di Cassidy. Questo è un duro colpo per lui che si ritrova di fronte al fatto che ormai l’età si fa sentire, tutto ciò lo porta ad avere la necessità di dover affermare la sua autorità. Il confronto tra i due sarà inevitabile.
Se invece andiamo ad analizzare la sfera territoriale tocchiamo un tasto delicato. Sembrerebbe quasi che Sheridan voglia fare una critica all’incapacità dell’uomo di apprezzare ciò che la natura gli dona e al costante bisogno di esso di dover creare qualcosa di “più bello” che però denatura il luogo in cui si costruisce. Così spicca notevolmente l’elogio ai paesaggi rurali del Northwest al significato e i valori che quella terra porta ancora con sé. Sebbene gli abitanti del Montana siano selvaggi e sembrerebbero essere rimasti nel vecchio west, hanno dei valori, il concetto di rispetto e dedizione, che tutt’oggi nelle località più civilizzate si sono persi.
La ruvidezza che accomuna ogni personaggio è ciò che rende speciale Yellowstone e man mano che la serie avanza non tarderà ad arrivare la violenza, la cupezza, e il pessimismo che tanto amiamo. Il costante lottare di John Dutton per la sua terra è solo un piccolo scorcio dei valori che quest’uomo sta cercando di proteggere, riuscirà a prevalere sull’imminenza della modernità?