Zack Snyder’s Justice League recensione film di Zack Snyder con Ben Affleck, Gal Gadot, Henry Cavill, Jason Momoa, Ray Fisher, Ezra Miller e Amy Adams
Ci sono nemici che vengono da molto lontano.
Ho bisogno di guerrieri: questo sconosciuto, altri come lui.
Sto costruendo un’alleanza per difenderci.
(Ben Affleck in Zack Snyder’s Justice League)
Può un film molto meno che mediocre come Justice League, fratturato nella trama e nei toni, colpevole di aver fatto toccare al DC Extended Universe il punto più basso della sua filmografia, risorgere ad oltre tre anni di distanza con Zack Snyder’s Justice League, quasi completamente in post-produzione, dopo aver portato sugli schermi il frutto malsano di un doppio lavoro incompiuto, quello del suo creatore Zack Snyder, costretto ad allontanarsi dal set per la dolorosa perdita della figlia Autumn e per le intollerabili pressioni dei responsabili di produzione alla ricerca di un senso dell’humor di stampo Marvel, e del suo “distruttore”, l’ormai caduto in disgrazia Joss Whedon, proprio insieme a quel team responsabile di uno dei peggiori disastri produttivi della storia del cinema contemporaneo?
Al netto del fandom e delle polemiche che hanno travolto i vertici di Warner Bros. in seguito alle accuse di Ray Fisher – aspetti sui quali non indugiamo perché non siamo una content farm che serve il gossip e si asservisce ai fan – negli ultimi mesi l’attesa per la Snyder Cut ha raggiunto vette inimmaginabili, sia grazie al fervore degli appassionati del bistrattato universo cinematografico DC al grido #ReleasetheSnyderCut sia alla caparbietà del suo autore, che ha deciso di regalarci la sua e soltanto sua versione di (Zack Snyder’s) Justice League, così come sempre avrebbe dovuto essere.
Puoi essere tutto quello che vuoi.
(Gal Gadot in Zack Snyder’s Justice League)
Ma torniamo alla considerazione d’esordio: può un film scarso come Justice League che su queste pagine ai tempi della sua uscita ha ricevuto una valutazione di 1,5 stellette su 5, trasformarsi completamente e lasciare il passo al miglior film sui supereroi DC Comics, persino se paradossalmente fuori dal canone ufficiale del DCEU, come il suo autore ormai messo alla porta?
La risposta è si, Zack Snyder ci è riuscito. Non che la sua assenza, nelle vesti di sceneggiatore, non sia stata già palpabile nel recente Wonder Woman 1984, che ha causato la seconda apparizione sottotono consecutiva dell’eroina interpretata da Gal Gadot. Ma che Zack Snyder’s Justice League potesse soddisfare o addirittura superare le aspettative generate dal suo stesso mito, segna una memorabile prima volta.
I demoni non dormono. Qualcosa sta arrivando.
(Connie Nielsen in Zack Snyder’s Justice League)
Dai canti norreni in onore di Aquaman (Jason Momoa) alla tomba di Clark Joseph Kent (Henry Cavill), da Wonder Woman (Gal Gadot) che si riappropria del suo splendore insieme al Lazo della Verità, tanto maltrattato visivamente in Wonder Woman 1984, al coraggio delle Amazzoni di Themyscira che affrontano l’armata di Steppenwolf, Zack Snyder restituisce gloria e attenzione alla storia delle tre Scatole Madre – custodite dagli umani, dagli Atlantidei e dalle Amazzoni da migliaia di anni, sottratte a Darkseid dopo la vittoria guidata dagli dei in Terra Zeus, Artemide e Ares – macchine viventi e senzienti indistruttibili dotate di straordinari poteri, che le forze oscure vogliono sincronizzare nell’Unità per terraformare qualsiasi pianeta a immagine di Apokolips, specialmente dopo che Superman con la sua morte non rappresenta più una minaccia.
Poiché non può esistere il bene senza il male, il modesto e sbiadito Steppenwolf di Justice League diventa obiettivo prioritario per Zack Snyder, che attraverso una fisica e resa visiva infinitamente migliorate ed un grande senso della spettacolarità, ci regala finalmente un’apparizione potente del villain soprannominato “la fine dei mondi”, carica di emozionalità nel suo scontro con le Amazzoni che si sacrificano cadendo eroicamente sotto i suoi colpi.
Non puoi salvare lei né puoi salvare le altre. La grande oscurità ha inizio.
(Ciarán Hinds in Zack Snyder’s Justice League)
Un villain la cui presenza deve incutere paura, poiché minaccia di porre fine all’era degli eroi e alla Terra degli uomini, come preannunciato da Lex Luthor (Jesse Eisenberg) in Batman v Superman: Dawn of Justice e come gridato dalla regina Ippolita (Connie Nielsen) alla figlia Diana da Themyscira fino alla Terra, attraverso una fiamma immortale, messaggio di invasione, accesa nel Tempio delle Amazzoni, custode della mitologia di Darkseid, il Tiranno di Apokolips conquistatore di mondi, e dei suoi Parademoni, che finalmente non sembrano più insulsi insetti volanti ma acquisiscono una dignità tutta nuova grazie ai pregevoli VFX di John DesJardin.
Non soltanto effetti speciali: Steppenwolf acquisisce spessore e profondità psicologica, grazie ai risvolti che lo legano a doppio taglio al nipote Darkseid, da cui è stato esiliato e che serve in nome delle forze oscure e con la speranza di vedere saldato il suo debito, nonostante l’ostilità di Desaad, al fianco di Darkseid insieme a Granny Goodness.
Sai un sacco di cose sui mostri, dottor Stone.
(Ray Fisher in Zack Snyder’s Justice League)
Zack Snyder’s Justice League è anche l’origin story di Cyborg (Ray Fisher) – con buona pace dei vertici di WarnerMedia – generato da un padre spinto dal dolore a superare i confini della scienza.
Capace di volare, elaborare dati alla stregua di un super computer e manipolare ed hackerare qualsiasi tecnologia, linguaggio informatico ed armamento, oltre che dotato di armi letali, Cyborg ha il destino del mondo letteralmente nelle sue mani.
Non riesce tuttavia ad intravedere un dono in ciò che rappresenta: scampato alla morte, serba un rancore inesauribile per il padre assente, incolpato della morte della madre.
Accanto “all’equalizzatore” Victor Stone, un’altra origin story: quella di Flash (Ezra Miller) che, nonostante la sua Speed Force, non riesce a trovare il suo posto nel mondo. Conoscerà la sua Iris West (Kiersey Clemons) ed esplorerà l’impareggiabile forza dei suoi superpoteri.
Apparentemente relegato a spalla comica del gruppo come nel filmaccio di Joss Whedon, nell’epica di Zack Snyder, oltre a resuscitare Superman, Flash si renderà protagonista di un incredibile finale da urlo che attendevamo da sempre per il velocista scarlatto.
Io non appartengo a nessuno.
(Gal Gadot in Zack Snyder’s Justice League)
Il senso del cinema di Zack Snyder, l’impatto emozionale e l’adrenalina che riesce ad infondere alla pellicola – anche grazie alle musiche di Tom Holkenborg alias Junkie XL – riportano in vita il sogno originario della Justice League così come la resurrezione di Superman: Zack Snyder’s Justice League è la rinascita non soltanto di un progetto cinematografico ma di un intero filone narrativo e di un modo di fare cinema, carico di enfasi, drammaticità, toni maturi che non può e non deve essere asservito ai desiderata commerciali di raggiungere un target di pubblico giovanile il più ampio possibile.
Seppur grazie alla sua rinnovata CGI sia ammirevole la restituzione di Steppenwolf al rango di villain autentico e degno, nemesi e massacratore delle Amazzoni con la sua armatura cangiante, Zack Snyder’s Justice League è molto di più: nascono Cyborg e Flash, rinasce il Batman di Ben Affleck, stanco e mai brillante in Justice League, insieme ai suoi nuovi gingilli, dal Knightcrawler al Batplane e al Bat Tank, rinasce Wonder Woman ritornando ai fasti dell’esordio cinematografico anche grazie ad una potenziale accoppiata vincente Amazzone – Atlantideo con Aquaman (Mera permettendo), rinasce l’alleanza tra personaggi che hanno storie stratificate da raccontare, uniti dall’unico ideale della giustizia.
Tu puoi essere tutto quello che vuoi, sei un uomo brillante.
Non vivere nel passato Barry, costruisci il tuo futuro.
(Billy Crudup in Zack Snyder’s Justice League)
Dopo il gran finale, un epilogo sui protagonisti, più nostalgico che necessario ai fini della narrazione, per mostrarci quello che sarebbe potuto essere e non sarà: il Joker normalizzato di Jared Leto nel Knightmare, Lex Luthor e Deathstroke (Joe Manganiello), Ryan Choi (Ryan Zheng) alias Atomo, Martian Manhunter (Harry Lennix), senza dimenticare Darkseid alla ricerca dell’Equazione dell’Anti-vita.
Se l’impatto di Superman, unica nota positiva di Justice League, viene moderato dalla crescita di tutte le altre componenti, è la sua Black Suit a simboleggiare l’essenza dell’opera di Zack Snyder: omaggio al suo creatore Jon Bogdanove e ai fumetti dell’uomo d’acciaio, apparsa per la prima volta in Action Comics #689, la Black Suit ha assunto nel corso degli anni significati diversi, ma nella Snyder Cut ha fortissimamente il sapore di rinascita: per il filmmaker e la sua famiglia, per i fan, per i suoi eroi e per l’intera saga, se solo WB vorrà.
Noi siamo sei, non cinque. Non c’è noi senza di lui.
(Ben Affleck in Zack Snyder’s Justice League)