Ziggy Stardust & The Spiders From Mars: Il film recensione del film concerto di D.A. Pennebaker con David Bowie in versione restaurata in 4K
Un alieno proveniente da una galassia lontana che canta nella nostra lingua. Si può definire così David Bowie? Forse sta a ognuno di noi decidere che pensare di un personaggio così eclettico.
Bowie dà l’addio al suo personaggio d’origine Ziggy Stardust con una tournée in Inghilterra, la sua terra natia. Questi concerti, che hanno lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva, ritornano in una eccezionale versione restaurata in 4K.
Gli appassionati saranno entusiasti di scoprire sia le speciali aggiunte alle battute finali che il processo di restauro realizzato, che dona un ulteriore livello di perfezione alle immagini e, soprattutto, al suono. Un’esperienza coinvolgente che saprà apprezzare anche chi si avvicina per la prima volta a questo artista straordinario.
Perché sì, se si vuole scoprire da zero una leggenda come Bowie si può cominciare precisamente da qui. Non c’è bisogno di conoscere il pregresso del cantante per godersi lo spettacolo. Qui la regola è show don’t tell all’ennesima potenza. Parla la musica, la chitarra ipnotica di Mick Ronson e la presenza carismatica del cantante.
Guardando i dietro le quinte ci si sente straniti, positivamente, per le azioni ordinarie dei protagonisti. Vedere Bowie prepararsi davanti a uno specchio, fumare una sigaretta, ridere a una battuta del membro dello staff, è ammaliante. Lui è una creatura fantascientifica uscita da una delle sue canzoni e lo è in una maniera così naturale che sembra quasi incredibile.
Avanti anni luce, o proveniente dal futuro, ciò che faceva sul palco era provocatorio ed enigmatico.
Il lavoro del restauro sull’audio è ben fatto, in sala si applaude e si urla come se si avesse Mick Ronson davanti e si potesse toccare la sua chitarra. Grazie a nuove sequenze di repertorio riusciamo ad assistere al rincorporo di Jeff Beck, grande chitarrista dell’epoca. Intrigante vederlo integrato col gruppo e assistere Bowie, stimolandolo come un fratello maggiore.
La versione originale del film concerto è datata 1973 e ci volle un lavoro di ben dieci anni per rilasciarlo al pubblico. Il regista D. A. Pennebaker ha supervisionato anche il restauro della pellicola e la sua macchina da presa non perde mai il focus e non ha paura di mostrare il sudore e la fatica dei musicisti. Il tutto rende i protagonisti più umani, nonostante l’aspetto e la bravura che li renderebbe extraterrestri ai nostri occhi.
La narrazione c’è, anche se si tratta di una serie di esibizioni. Si palesa la fervente voglia di Bowie di godersi il momento insieme alla folla, ai suoi compagni, mentre al contempo una fedele audience pende dalle sue labbra.
Siamo pronti a salutare il compianto Bowie? Una perdita ancora fresca, ancora da colmare o che forse non si colmerà mai.